Una crescita, nelle entrate, di 18 milioni in un anno, abbastanza da consentire una chiusura in positivo del bilancio, con un margine di un milione. Qualcosa che non accadeva dal 1998, quando l’azienda ospedaliera risparmiò dieci milioni, ma delle vecchie lire (dunque poco più di cinquemila euro). Il tutto provenendo da un deficit di 13 milioni (34 solo nel 2012).
Eccolo qui, riassunto in poche cifre chiave, il «miracolo economico» dell’azienda ospedaliero-universitaria, dopo il primo anno della gestione del nuovo direttore generale Francesco Cobello che ha presentato il bilancio con il rettore Nicola Sartor. Della speranza di chiudere con il segno più se n’era vociferato già a fine dicembre, quando sempre l’azienda rese pubblici i dati, anch’essi molto incoraggianti, sul rispetto tempi d’attesa per le erogazioni sanitarie (da ottobre attorno al 99%, anche in questo caso con una crescita notevolissima, partendo dal 75% di pochi mesi prima) ma l’annuncio era stato rinviato nell’attesa che tutto fosse messo nero su bianco nei libri contabili. Com’è stato possibile tutto ciò? Le note dell’azienda sottolineano soprattutto la messa a regime delle sale operatorie del Polo Confortini e di Borgo Roma. Un investimento costosissimo che ora sta cominciando a rendere: nel 2015 ci sono stati 1.350 interventi in più rispetto all’anno precedente. Una crescita che, da sola, ha portato nelle casse dell’ospedale quasi 14 milioni di euro in più rispetto al 2014, per un totale di 181.723.054 euro di valore per la sola area chirurgica. A questi si aggiungono i quasi 89 milioni per l’area medica, in crescita di 4,5 milioni nell’ultimo anno e mezzo.
Ma a consentire di «fare cassa» (questo l’effetto, per quanto possa sembrare indelicato in un ambito sensibile come la sanità) sono soprattutto i pazienti provenienti da fuori bacino, i cui interventi vengono rimborsati dalle aziende sanitarie locali del loro territorio. La crescita di pazienti da fuori regione si attesta sul +7,9% e da sola vale 3,87 milioni; quella da altre province venete, al +6,4% e vale un milione e mezzo. È aumentata anche la complessità media degli interventi, elemento che fa salire il «costo» e il «valore» di ogni singolo paziente: in media per ogni ricoverato da fuori regione arrivano 7.052 euro, contro i 6.205 di tre anni prima. Infine hanno aiutato anche i finanziamenti per l’acquisto di farmaci per l’epatite C (circa 15 milioni) e per il rispetto del piano di rientro (circa 5,7 milioni). Alla fine, il bilancio dell’azienda ospedaliera evidenzia 574,8 milioni alla voce «costi totali» e 575,8 milioni a quella del valore della produzione, con una differenza, per l’appunto, di un milione.
«Abbiamo inoltre risparmiato – nota Cobello – anche su alcuni capitoli di spesa, riducendo i consumi di elettricità, il riscaldamento e i servizi non sanitari». Nessun taglio, invece, alle risorse umane. Rispetto all’anno precedente, l’azienda ospedaliera conta tre lavoratori in più (in tutto sono 5.100); diminuito significativamente il comparto amministrativo (-24 persone) ma cresce l’area tecnica sanitaria e non. I soldi non mancano, dunque. La domanda è: che se ne farà l’azienda? «Li reinvestiremo per i servizi ai nostri utenti – annuncia Cobello – soprattutto in nuovi macchinari: ne abbiamo per il valore di decine di milioni e solitamente diventano obsoleti nel giro di sette – otto anni». Un’ultima curiosità: aumentano anche i parti, con una crescita d’impegno, per l’area ginecologica del 4,5%. «Con l’ospedale della donna e del bambino (di prossima realizzazione a Borgo Trento, ndr) – conclude Cobello – puntiamo a raggiungere quota quattromila dagli attuali 3.500».
Davide Orsato – IL Corriere di Verona – 1 giugno 2016