Un’ora e mezza. Quella in cui, dalle 22,30 a mezzanotte su Verona la pioggia è caduta a cataratte e l’acqua si è mescolata alla grandine in un turbinìo di vento che ha spirato oltre ai limiti definiti da «burrasca», quelli sopra i 62 chilometri orari con fulmini caduti a una media di 80 al minuto. E poi, mezz’ora più tardi, la replica. È stata una notte da tempesta, quella tra mercoledì e giovedì. E ieri la città si è svegliata ferita.
Calamità naturale
Talmente feroce quel nubifragio da far dichiarare al sindaco Tosi che «verrà richiesto lo stato di calamità naturale e nei prossimi giorni informeremo la cittadinanza sulle modalità per la presentazione delle domande di rimborso per i danni subiti»» e all’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin che «è in corso la raccolta delle segnalazioni sugli eventi in tutto il territorio veneto, con priorità per la città di Verona. La Regione ha dichiarato oggi (ieri per chi legge, ndr) lo stato di crisi».
Quella «crisi» che tra l’altra notte e ieri ha rischiato di bloccare la città. E i cui danni sono ancora in fase di quantificazione, visto che gli interventi di soccorso e ripristino sono durati per tutta la giornata di ieri e proseguiranno per i giorni a venire. Perché ha avuto il bollettino di ogni fortunale, la tempesta notturna di Verona.
Ma lo ha moltiplicato e allungato nelle voci, con l’acqua che, violentemente, si è infilata ovunque. Tra gli scantinati, nelle case, fra le strade, ma anche negli ospedali, all’aeroporto. Non ha rispettato barriere e ha invaso, stagnandovi, ogni pertugio in particolare nella zona del centro storico.
Strade, case e negozi inondati
Decine di automobilisti sono rimasti bloccati durante il temporale. Ma molte strade sono rimaste ingozzate d’acqua anche ieri. C’è chi è andato nella notte in canotto a Portoni Borsari, ma anche chi è rimasto bloccato con l’acqua fin quasi al volante ed è salito sul tettuccio dell’auto nei punti ormai «cronici» della viabilità cittadina, a partire dalla bretella sulla T4 che è rimasta chiusa fino alla tarda mattinata di ieri, con i vigili del fuoco che con le idrovore spurgavano la pioggia e la polizia municipale che ha presidiato la viabilità. Lo stesso destino è toccato al sottopasso di viale Piave e a quello di via Chioda.
Arena e Romano evacuati
Il tutto mentre dall’Arena e dal teatro Romano, dove è caduto un albero e che rimborserà il mancato spettacolo dei Momix, venivano fatti defluire gli spettatori e su quelle strade invase dall’acqua – in particolare corso Porta Nuova – si sono riversate oltre 4mila auto. Allagata tutta la zona di Interrato Acqua Morta, piazza Isolo e le vie limitrofe.
Ospedali e Catullo allagati
Non ha avuto rispetto neanche degli ospedali, l’acqua. A Borgo Trento ha invaso un’area del centro prelievi, ma già alle 7,30 di ieri mattina era stato tutto asciugato. Al Polo Confortini ci sono state delle infiltrazioni nel corridoio del bar, mentre per tutta la giornata di ieri è rimasto chiuso il corridoio sotterraneo che il personale usa tra il Polo e il Geriatrico. Subito asciugate le pozze che si sono create nella sala d’aspetto tra Ortopedia e Urologia. In Borgo Roma è inagibile lo spogliatoio maschile degli infermieri, mentre hanno ripreso a funzionare le sale operatorie. Al pronto soccorso è stata chiusa per precauzione una postazione, ma l’attività prosegue regolarmente.
All’aeroporto Catullo è andata sott’acqua l’area Gate. I voli in arrivo durante il temporale sono stati dirottati su Venezia e su Milano Malpensa. E ieri mattina, proprio per quei «cambi», si sono registrati al cuni ritardi.
Frane e black out
Ad essere messa a durissima prova è stata comunque la viabilità cittadina. In via Donati è crollato un muro di contenimento causando una frana di 30 metri. La terra, grazie all’aiuto di alcuni operai, è stata rimossa ieri mattina. Smottamenti anche in via San Leonardo, in via Vigasio, via Monte Novegno e via Coni Zugna.
In via Tombetta e a Santo Stefano il vento ha divelto le recinzioni dei cantieri stradali. Alcuni pezzi di cornicione sono caduti in via Quintino Sella, vicolo cieco Pozzo e stradone Maffei. E praticamente ogni via cittadina ha avuto il suo straripamento d’acqua, le sue cantine allegate, i suoi alberi caduti o i rami spezzati.
Con la gente che l’acqua la buttava fuori a secchiate e il centralino dei vigili del fuoco e quello della polizia municipale che hanno ricevuto centinaia di telefonate. Al loro fianco anche sei squadre della protezione civile che per tutta la giornata di ieri hanno effettuato sopralluoghi e svuotato locali. Vigili del fuoco sono arrivati anche da Padova e Vicenza per aiutare i colleghi che, ieri mattina, avevano 103 chiamate «in attesa». Interventi da eseguire che riguardavano scantinati e negozi, visto che la priorità è stata data alle persone e alle abitazioni. E chi aveva lavorato tutta la notte si è fermato ad aiutare il turno di giorno. E sono rientrati dalle ferie o hanno rinunciato ai riposi fissati anche alcuni operai dell’Agsm. Perché l’altra notte per molti è stata una notte di bufera, ma anche di buio. Sono saltate le centraline di tutta la zona del centro, San Massimo, Porto San Pancrazio, Valverde, stadio e borgo Milano, Porta Nuova. Venti le squadre che, anche ieri, hanno lavorato ininterrottamente con i black out che, a causa dell’umidità e della pioggia, sono continuati a macchia di leopardo fino al tardo pomeriggio per le infiltrazioni nei contatori. Al lavoro anche l’Amia che ha messo in campo tutti i mezzi e il personale disponibile per pulire stade marciapiedi ingolfati dai detriti , recuperare alberi abbattuti e raccogliere rami. Gli interventi di «asciugatura» continueranno anche oggi e nei prossimi giorni. E solo ieri, in serata, su Verona è tornata la quiete dopo la tempesta.
Angiola Petronio – ILCorriere del Veneto – 29 luglio 2016