Sindaci sul piede di guerra per impedire l’accorpamento dell’Ulss21 di Legnago nella nuova Azienda sanitaria scaligera. Per i primi cittadini dei 25 Comuni assistiti dall’Unità sanitaria di via Gianella, infatti, la riforma attualmente in discussione in Regione penalizzerà in maniera rilevante la pianura veronese. È quanto hanno formalizzato in una lettera indirizzata al governatore Luca Zaia, all’assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto, al presidente della Quinta commissione Sanità Fabrizio Boron ed ai consiglieri regionali veronesi.
La missiva è stata firmata congiuntamente da Clara Scapin, sindaco di Legnago e coordinatrice dell’esecutivo dei primi cittadini dell’Ulss 21 e da Paolo Marconcini, alla guida della Giunta di Cerea e presidente della Conferenza dei sindaci. «L’esecutivo», scrivono Scapin e Marconcini, «dopo questi mesi di gestione accentrata con commissariamento, vede con preoccupazione un appesantimento della funzionalità dei reparti ospedalieri e dei servizi sul territorio. Questo risultato è prodotto sia dalla complessità nel gestire la sanità di un’area così ampia, che dalle esigenze e peculiarità legate ad una storia sanitaria e a caratteristiche specifiche per ogni realtà».
I referenti dei municipi della Bassa, quindi, paventano «per il sud della provincia i rischi di una lenta decadenza ed un inevitabile declino per mancanza di investimenti e risorse». Tutto ciò, «perché esistono, nel capoluogo di provincia un’azienda ospedaliere integrata che ha bisogno di continui investimenti per mantenersi competitiva, ed un nord caratterizzato da una forte presenza di privati in continua espansione». La ricetta dei sindaci della pianura per non peggiorare la qualità dei servizi sanitari, dunque, è quella già espressa durante rincontro svoltosi l’8 settembre 2015 in Quinta commissione. «È necessaria», sostengono i sindaci, «una doppia UIss nella provincia di Verona, con una sede a Verona e l’altra nel Basso Veronese, per coprire in questo modo tutto il territorio, stabilendo un adeguato numero di abitanti e risorse conseguenti e certe».
Inoltre, evidenziano: «Nel progetto di riorganizzazione sanitaria i posti per acuti al Mater salutis sono già stati tagliati da tempo, mentre non c’è stata la contemporanea realizzazione di tutte le strutture intermedie come ospedali di comunità, hospice ed Aggregazioni funzionali territoriali (Aft)».
L’Arena – 3 settembre 2016