La neve ha portato i lupi della Lessinia, la coppia Slavc e Giulietta e i loro due cuccioli, nelle contrade attorno a Erbezzo e i primi a farne le spese sono stati due asini, una femmina, Priscilla, di tre anni e la sua cucciola nata lo scorso luglio. Facevano parte di un gruppo di quattro asinelli in un recinto su un prato incolto in cui i titolari li lasciavano per mantenere pulito il fondo.
Una notte di tre settimane fa, in occasione della prima nevicata, c’è stato l’attacco e probabilmente la femmina, nel tentativo disperato di salvare la prole, è rimasta lei stessa vittima. Si sono salvati invece gli altri due asini, un maschio e una femmina che erano nella stesso recinto. Della madre, il giorno dopo, è stata trovata la carcassa completamente spolpata, a un centinaio di metri dal recinto, mente della cucciola non è rimasto nessun reperto.
Gli agenti del Corpo forestale dello Stato chiamati sul posto hanno potuto verificare solo l’aggressione e supporre che si sia trattato di canidi perché era passato troppo tempo dall’aggressione al rinvenimento della carcassa: gli unici indizi compatibili sono state le orme trovate sulla neve che possono far supporre la presenza di lupi. È stata avviata la pratica con richiesta di risarcimento in Regione che ha un fondo per i danni al patrimonio domestico causati dai grandi carnivori selvatici.
Dopo le denunce della scorsa estate con varie scorribande in alpeggio (sarebbero una dozzina i capi fra vacche e manze la cui morte è stata accertata come conseguenza dell’attacco dei lupi), il problema si presenta anche a quote più basse e, quello che teme la gente, a ridosso delle case.
«Sono stati visti tutti e quattro, i due lupi adulti e i due cuccioli, in contrada Sale, a poche centinaia di metri dal centro di Erbezzo», denuncia una residente, «aggirarsi nel cortile della contrada accanto alle stalle. Io torno dal lavoro sempre tardi la sera, ma da allora non ho più il coraggio di portare l’auto in garage ed entrare in casa a piedi. Anche se il tragitto è breve, arrivo con l’auto fin davanti alla porta di casa. Ho davvero paura di incontrarli», ammette.
Anche se viene spesso ripetuto che non si registrano da secoli casi di aggressione di lupi alle persone, è comunque comprensibile che una fobia che ha radici profonde anche nell’immaginario collettivo, alimentata da storie e favole, non possa essere cancellata solo con rassicuranti raccomandazioni.
Ci sono altre testimonianze che parlano della presenza dei quattro lupi sul belvedere della Pizzeria Nico, in contrada Villanova, sulla strada che da Erbezzo va verso Sant’Anna d’Alfaedo. Si sarebbero mostrati per alcuni minuti annusando l’aria e scrutando attorno una sera verso le 20.30 di due settimane fa.
Quello che teme la gente è anche l’esposizione ai rischi dei propri allevamenti. «Se sono così confidenti da girare nei cortili delle contrade, potrebbero anche entrare in stalla. Lì le vacche e le manze sono legate e farebbero una strage. Ne abbiamo cinquanta in stalla, ma di questi tempi, perdere 7-8 capi significa fallire come azienda. Non possiamo chiudere le porte perché il calore interno farebbe ammalare gli animali e qui attorno tutte le stalle restano con la porta un po’ aperta. Dicono che l’odore dell’uomo tiene lontani i lupi ma allora non ci spieghiamo perché si siano presentati in cortile».
La spiegazione che danno gli esperti è che i lupi fossero solo di passaggio e che comunque mai, anche se affamati, entrerebbero in un ambiente chiuso come una stalla, che nella loro immaginazione equivale a una trappola. «Ci piacciono gli animali, anche quelli selvatici», ammettono gli allevatori, «ma non possiamo mettere a rischio la nostra sicurezza e quella delle nostre aziende: i lupi starebbero meglio in un recinto come a Malga Derocon: loro chiusi dentro e noi più tranquilli fuori».
Vittorio Zambaldo – L’Arena – 14 dicembre 2013