Lettere di protesta contro la decisione del ministero di rimuovere l’animale responsabile di predazioni. «Non rappresenta un problema ma una risorsa per il turismo» Righetti: è solo da monitorare, non attacca certamente l’uomo
L’orso è biodiversità, vita. Come una stella alpina, simboleggia l’integrità della montagna, muove emozioni ataviche e richiama turisti. Molti spezzano lance a favore di M11, l’orso del Baldo che sta per essere catturato e portato al centro faunistico Casteller, dopo che il Ministero per l’ambiente ha autorizzato la Provincia Autonoma di Trento alla rimozione. Diversamente da quelli che, l’estate scorsa, hanno siglato la petizione della Lega Nord Trentino contro la presenza dell’orso sul Baldo, tanti oggi scrivono a L’Arena tifando M11. Come Giorgio Righetti, presidente della pro loco di Ferrara di Monte Baldo fino a gennaio. Ma intervengono anche Virgilio Asileppi, sindaco di Brentino Belluno e vicepresidente della Comunità montana del Baldo, e Lorenzo Albi, presidente di Legambiente Verona. «Seguo con attenzione la vicenda e, quando l’anno scorso M11 è giunto qui», dice Righetti, «il secondo dopo quello comparso 5 anni fa e poi migrato, ho visto la presenza come un’enorme opportunità d’attrazione turistica per il nostro Baldo». Prosegue: «È vero che ora M11, in Trentino, sta predando animali, anche di giorno. Ma si è appena svegliato da un lungo letargo, è molto giovane e questo comportamento è dovuto alla fame e, forse, all’euforia delle prime esperienze. Ma non è pericoloso per l’uomo, che l’orso non attacca se non è molestato. Prima di rimuoverlo bisognerebbe studiarne il comportamento. Se restasse attrarrebbe molti turisti e gli allevatori, in caso di predazioni accertate, sarebbero risarciti». Asileppi: «Attorno al caso si è aperta una discussione che schiera due fazioni opposte. Una è contraria alla presenza del plantigrado, l’altra lo considera testimonianza della qualità del territorio del Baldo: se l’orso è tornato, vuol dire che il territorio è integro. Dovremmo dunque valutarne positivamente il ritorno». Asileppi concorda sul fatto che l’orso attragga turisti: «Si è visto in provincia di Trento. Certo va tenuto conto degli allevatori, che vanno risarciti delle predazioni. C’è infatti il corpo della polizia provinciale che, coordinandosi con quello trentino, può sorvegliare da possibili predazioni cui l’orso è portato per natura. Sono contrario a rimuoverlo, sarebbe meglio prenderlo, munirlo di radiocollare per seguirlo nei movimenti lasciandolo sul Baldo dove diverrebbe elemento di richiamo: l’anno scorso molti facevano a gara per fotografarlo». «È assurdo chiudere l’orso in una riserva», sostiene anche Albi, «la vita è biodiversità, non possiamo spazzarla via e dire che è progresso. M11, né buono né cattivo, è un orso e l’insistenza per allontanarlo cela la paranoia della sicurezza e l’ignoranza della vita degli animali». «Nelle sue esplorazioni l’orso incrocia l’uomo ma non lo attacca se non provocato. Lo rileva il Rapporto Orso 2012 della Provincia autonoma di Trento, cui M11 appartiene, ma da cui sconfina perché gli orsi non leggono confini». «Se tra le ragioni per allontanarlo c’è la troppa confidenza», prosegue il presidente di Legambiente, «la soluzione non è quella di rimuoverlo, ma fare invece una azione di contrasto attraverso la sorveglianza, la protezione e il recupero dell’habitat, dialogando con allevatori, agricoltori e operatori turistici. Dove è ricomparso, l’orso è tornato ad essere un simbolo, potente attrattore turistico. Il problema, per le possibili aggressioni al bestiame, non è l’orso, ma l’intrico di regole che rendono difficile il risarcimento. Per il plantigrado, invece, il pericolo reale è che, venendo demonizzato, qualcuno finisca per ucciderlo».
Barbara Bertasi – L’Arena – 4 giugno 2013