Fino a ora era una faccenda «per quelli della montagna». Le località interessate dall’attacco di lupi erano quelle amene e distanti dell’Alta Lessinia: contrade dal suono cimbro, spesso sopra i mille metri di quota, perlopiù tra Erbezzo e Bosco Chiesanuova talvolta, quest’estate, anche nell’alta Val d’Illasi, nella foresta di Giazza e sul gruppo del Carega. Questa volta parliamo di una località a meno di 12 chilometri da piazza Bra.
Siamo appena fuori dai confini comunali, in territorio di Grezzana, ma vicinissimo ad Avesa, il tempo di una passeggiata. La località è quella di Costagrande che tutti, a Verona, conoscono ormai da un anno e mezzo, per essere tra i più grandi centri di accoglienza profughi di tutta la provincia. Ed è proprio lì, a cinquecento metri dal cancello d’ingresso della residenza, che ora ospita circa 450 richiedenti asilo, che è stato ritrovato, nel pomeriggio di sabato, la vigilia di Natale, la carcassa di un muflone, completamente divorata nella parte inferiore.
Intatta, ancora, la testa, con le caratteristiche corna ricurve. Per chi non è della zona, il rinvenimento può sembrare alquanto bizzarro: la specie non fa parte certamente della fauna locale. Ma si tratta di un animale presente proprio nella tenuta di Costagrande da anni, importato dai precedenti proprietari, dove vivono in stato semibrado assieme ad un gruppo di daini.
L’imputato numero uno, manco a dirlo, è il branco di lupi di Slavc e Giulietta. Manca, forse, la pistola fumante: nessuno li ha visti, del resto e… per fortuna. L’unica ipotesi alternativa è quella di qualche cane randagio, ma non sono mai stati segnalati episodi del genere in quella zona. Due indizi, inoltre, rinforzano la prima tesi. Il primo: il muflone, a detta di chi conosce il comportamento di questo animale è tra le prede preferite del lupo, essendo facile da bloccare e da azzannare. La seconda: i lupi in questi giorni, sono certamente lì vicino.Ne sono una prova le due ultime predazioni denunciate. La prima è quella di un asinello, ucciso, ironicamente, nella notte di Santa Lucia (che nell’iconografia tradizionale arriva a cavalcioni di un «musseto»), avvenuto alla Santissima Trinità, piccola località tra Badia Calavena e San Mauro di Saline.La notte dopo Natale, invece, i lupi hanno attaccato una mandria, che si trovava appena fuori dalla stalla, in contrada Varalta, a San Mauro di Saline. Qui c’è un testimone oculare, il proprietario dell’azienda agricola, Lino Varalta. I lupi, almeno quattro, hanno disperso la mandria, composta da 25 capi, spingendo alcune manze distante. Poi, una volta isolate, le hanno attaccate. Ne avrebbero ucciso un paio: una è stata trovata a circa due chilometri dalla stalla, l’altra la stanno ancora cercando.La distanza, in linea d’aria, da Costagrande, è di a mala pena una decina di chilometri. Una bazzecola per un animale che in una singola giornata ne può percorrere un centinaio. L’arrivo di alcuni individui del branco davanti al complesso, sembra essere molto verosimile. A segnalare l’ultima predazione è stato il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, da tempo impegnato in una battaglia contro la presenza del lupo. «Ormai scendono affamati dai monti ed entrano nelle case – sostiene – vogliamo fare scappare tutti dalla Lessinia?». Quanto al presunto episodio di Costagrande aggiunge: «Manca poco che arrivino in città, è chiaro come il branco sia completamente fuori controllo. Mi impegnerò per trovare un modo per far pagare questi danni allo Stato, chiaramente negligente, e… perché no? alle associazioni ambientaliste. Sono anche loro corresponsabili, almeno a livello morale». E i profughi? Con molta amarezza l’avevano già detto in tempi non sospetti, quando si ritrovarono confinati in quella struttura, che a qualcuno venuto da fuori sembra essere perfino lontano dalla civiltà. «Ci hanno messi in un bosco – avevano detto, protestando – lì fuori c’è uno zoo: ci sono scorpioni e serpenti». Avevano omesso i daini e i mufloni nel parco. E forse, ora, anche i lupi.
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 27 dicembre 2016