Sono finite persino all’interno del parco Natura Viva, in un’area completamente recintata, ma non abbastanza protetta per roditori abili nel scavare buche. Per i sindaci della Provincia, quella delle nutrie è ormai «un’emergenza fuori controllo». Ieri, in occasione della riunione operativa per l’abbattimento delle nutrie, nella sala del consiglio provinciale, erano rappresentati 67 dei 98 comuni veronesi.
I centri della Bassa, ma non solo: anche quelli del lago, a testimoniare come la specie sia diffusa ormai in gran parte del territorio provinciale.
Gli ultimi avvistamenti che hanno destato qualche preoccupazione, anche dal punto di vista sanitario, sono stati quelli del parco zoologico di Bussolengo. «Nel corso dell’ultimo mese le abbiamo notate in più di una circostanza all’interno dell’area visitatori – spiega il direttore del parco, Cesare Avesani – fortunatamente non ci sono prove che siano venute a contatto con gli altri animali. Il timore è che possano trasmettere malattie, se non ferire alcune specie».
I primi cittadini sono d’accordo: ci vuole il pugno duro. Il che significa interventi di «controllo e abbattimento». Si tratta delle «classiche» battute di caccia che, negli ultimi tempi, hanno latitato. Il motivo? La competenza specifica è passata dalla Provincia ai singoli comuni che si sono trovati a decidere, in un quadro complicato da nuove norme. A creare le maggiori difficoltà il divieto di seppellire le carcasse, che devono essere invece smaltite come rifiuto. Con costi non da poco. Ma presto la Regione Veneto potrebbe prevedere una deroga alla regola. «A quanto fanno sapere gli uffici – rende noto Ivano Confortini, responsabile del Servizio tutela faunistico ambientale della Provincia – si sta ipotizzando di consentire il seppellimento entro i venti chili. Una quantità limitata, pari a cinque esemplari: ma se fosse su base giornaliera potrebbe essere d’aiuto».
Nel frattempo una mano, in questo senso, verrà dai due Consorzi di Bonifica del Veronese, che si faranno carico delle spese per lo smaltimento: ai comuni rimarranno solo quelle per la caccia. Su questo fronte, però, avvertono i sindaci, occorre far fronte comune: «C’è troppa disomogeneità da un municipio all’altro – nota Mario Faccioli, primo cittadino di Villafranca – le ordinanze adottate dai comuni “scadono” in periodi diversi: con questi presupposti, le operazioni di contenimento servono a ben poco».
Entro l’estate, dunque, i comuni dovranno decidere il da farsi, con un’indicazione in linea di massima: eseguire gli abbattimenti tra il primo di novembre e il 31 marzo, quando cioè è finita sia la stagione riproduttiva, sia l’irrigazione nei campi, due condizioni che hanno l’effetto di «concentrare» la popolazione delle nutrie e di rendere più facile la cattura. Sfuma, invece, l’ipotesi castrazione, richiesta a gran voce (oltre 800 le mail arrivate in Provincia) dagli animalisti. «Eseguirla per via chirurgica è costosissimo – prosegue Confortini – si parla di 50 euro a capo, quando se ne abbattono migliaia in pochi giorni. Per via chimica non esiste ancora un mangime che escluda gli effetti sulle altre specie». Il presidente della Provincia, Antonio Pastorello, non si dice spaventato da eventuali ricorsi: «I danni causati sono evidenti, bisogna decidere se vale di più una nutria o una vita umana. Andremo fino in fondo».
D.O. – Il Corriere del Veneto – 18 agosto 2015