Tracollo dei prezzi dell’ortofrutta e latticini in discarica. L’effetto dell’embargo russo nei confronti di frutta, verdura, carni e formaggi italiani, non è rappresentato solo dalla mancata vendita dei nostri prodotti sul mercato del grande Paese euroasiatico, ma soprattutto dai riflessi che avrà sul nostro sistema produttivo.
«La situazione – ha chiarito, ieri, Giambattista Polo, coordinatore di Agrinsieme Verona – si sta aggravando perché il problema non sono solo i 31,1 milioni di euro di nostre merci che non potranno essere venduti, ma soprattutto le strategie che i Paesi produttori, in primis Germania e Polonia, adotteranno. Temiamo che riverseranno la loro frutta anche in Italia, dove le condizioni per i nostri agricoltori sono già molto difficili».Da segnalare, infatti, che Ismea a luglio aveva già rilevato, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, un calo medio per i prezzi della frutta del 23% e per gli ortaggi del 26%. In più, i dati stimano per quest’anno un aumento della produzione di mele, a livello europeo, del 9%. Ma in Polonia, che è diventato il primo produttore di mele d’Europa, l’aumento di produzione è stimato del 17%, mentre in alcune zone della Germania anche del 29. Se queste produzioni non troveranno sbocco in Russia saranno reimmesse all’interno della Ue il che significherà tracollo dei prezzi. «Il primo effetto – ha sottolineato Primo Anselmi, presidente regionale di Fedagri – è che i grandi distributori hanno già stracciato tutti i precontratti firmati con i nostri produttori di mele. O che, ad esempio, i pomodori a grappolo arrivino dall’Olanda a “prezzo aperto” cioè senza che sia fissato un minimo di vendita». Situazione che da difficile, quindi, potrebbe diventare esplosiva con i prezzi così bassi da non rendere più redditizia la raccolta.
Lo stesso timore angoscia i nostri produttori di latticini e formaggi. In questo caso il maggior produttore europeo di latte è la Germania: se non dovesse riuscire a venderlo e decidesse di dirottarlo in Europa, si rischierebbe un brusco abbassamento dei prezzi. Per adesso, tuttavia, i produttori veronesi devono fare i conti con il blocco delle merci che hanno già inviato: «Stimiamo – chiarisce Michele Pedrini, presidente Cia Verona – una perdita per le aziende veronesi di circa 15 milioni l’anno. Ad oggi, i camion non sono stati sdoganati e sono destinati a tornare indietro; il che significa che i prodotti freschi e teneri dovranno essere avviati in discarica». Il danno, in questo caso, oltre che diretto è soprattutto in prospettiva: «Il mercato russo è in forte espansione – sottolinea Paolo Ferrarese, presidente Confagricoltura Verona – e ha importanti capacità di spesa. Per questo le aziende hanno investito molto in quei mercati, con prodotti di alta gamma, come Dop e Igt. Oltre all’investimento, rischiamo di perdere le quote di mercato che presidiavamo, mentre qui le nostre aziende non riescono a coprire i costi di produzione e a fine anno si rischia di vendere le aziende».Nel frattempo, ieri mattina, i primi camion polacchi, carichi di mele, hanno varcato i cancelli della Veronamercato .
Samuele Nottegar – Corriere di Verona – 16 agosto 2014