Domani la riunione in municipio a Malcesine. Intanto sono state consegnate reti elettrificate contro eventuali attacchi. Summit in Comune con tecnici di Provincia, Regione, Comunità Forte presa di posizione di chi è già stato colpito: «Via dal Baldo»
Malcesine. Asini e bovini sbranati dall’orso? La Comunità montana del Baldo fa il punto sulla situazione a Malcesine dove però il sindaco Michele Benamati rilancia la posizione degli allevatori che, avendo subìto l’anno scorso predazioni da orso (alcune presunte) sono nettamente contrari a tenerlo sul Baldo. È dell’estate scorsa, inoltre, la petizione «Contro la presenza dell’orso sul Baldo» – promossa dalla Lega Nord Trentino – che chiedeva di «sospendere il progetto Life Ursus in riferimento agli effetti negativi sulle attività montane e la sicurezza dei residenti». Erano seguiti incontri, uno a Dossioli e uno a Malcesine, nei quali molti timori erano stati espressi per il futuro alpeggio. Poi, in febbraio, Benamati ha scritto in Regione chiedendo di prevedere, nel bilancio, fondi per risarcire i danni causati da fauna selvatica. Ora, proprio per affrontare il problema alla vigilia della stagione dell’alpeggio, che inizia ufficialmente il 1° giugno e termina il 29 settembre, gli allevatori sono chiamati a raccolta. L’incontro è domani alle 16 in municipio a Malcesine dove la presenza del plantigrado continua a preoccupare. Tanto più ora che s’è rifatto vivo sul versante trentino. In aprile alcuni giorni di sole sono bastati a risvegliarlo ed ha sbranato due asini e una vacca a malga Tret, allevamento biologico presente da una decina d’anni. Fa sapere il responsabile dell’ufficio agricoltura della Comunità montana del Baldo: «Abbiamo organizzato l’incontro su pressione degli allevatori di Malcesine affinché la normale attività d’alpeggio sia garantita anche con l’eventuale presenza dell’orso. Interverranno la dottoressa Sonia Calderola referente dell’Unità di progetto caccia e pesca della Regione Veneto, il biologo Ivano Confortini responsabile del Servizio caccia e pesca della Provincia ed il Corpo Forestale dello Stato. Si discuterà dell’ecologia del plantigrado e delle sue abitudini e si discuteranno con gli operatori le metodologie gestionali richieste. Parleremo dell’uso delle reti elettrificate e dell’importanza di adottare vecchie abitudini in alpeggio», anticipa. «Si dovrà infatti ripensare a ricoverare le bestie al chiuso di notte – quando potenziali attacchi sono più probabili – consuetudine abbandonata dal ‘900, essendo mancati i grandi predatori: orso e lupo». Ma Benamati nota: «Mi ha telefonato il presidente della Comunità dicendomi che stavano organizzando un incontro a Malcesine in quanto Comune più interessato alla problematica. Abbiamo colto l’iniziativa anche se non è risolutiva del problema poiché punta a dare elementi per gestire al meglio la presenza del plantigrado. Invece», evidenzia, «i nostri allevatori colpiti l’anno scorso chiedono una soluzione definitiva: che l’animale sia allontanato. Oltre che per l’incolumità delle bestie temono ora per la propria, anche perché l’orso si è dimostrato particolarmente aggressivo attaccando asini e mucca. Dal canto mio temo anche per la incolumità dei molti ospiti che frequentano la nostra montagna e non vorrei che tale presenza fosse di ostacolo al turismo anziché promuoverlo». Il presidente della Comunità Sandri: «Recentemente un plantigrado ha aggredito animali in una zona trentina del Baldo confinante col nostro versante, zona d’alpeggio. Sappiamo che la Provincia autonoma di Trento, che ha attuato il progetto Ursus, ha fatto avere agli allevatori reti a bassa tensione elettrica per preservare le mandrie da eventuali attacchi. La Comunità, disponibile a promuoverne di successivi, ha organizzato questo incontro per affrontare la questione e verificare se anche le nostre aziende possono esserne dotate». Claudio Groff, referente per la Provincia autonoma di Trento della gestione dell’orso: «La certezza che sia sul Baldo viene da quest’ultimo danno. Questa montagna, almeno saltuariamente, è frequentata da orsi per cui bisogna attrezzarsi anche con le apposite recinzioni elettriche che l’ente pubblico fornisce agli allevatori che le richiedano. Sono un buon sistema per tenerlo lontano perché lui sa che i recinti provocano scosse e sta alla larga e gli incontri con la popolazione servono, anche la nostra Provincia ne ha organizzati molti». Sull’allontanamento chiude: «Non ha senso spostare gli orsi che, su queste piccole distanze, si muovono autonomamente. In ogni caso, se lo si riterrà necessario, esiste il Piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace) che, in casi estremi, prevede anche la possibilità di rimozione».
L’Arena – 8 maggio 2013