È entrata in ospedale con febbre altissima, convulsioni e incapace di rimanere sveglia. La diagnosi è arrivata nel giro di poche ore: si tratta di meningite. Sono ore di apprensione per una bambina di due anni e mezzo, primo caso di meningite in provincia da quando è scoppiata l’allerta a livello nazionale, con i focolai toscani e – in misura minore – lombardi.
È accaduto in un centro della Bassa: la bambina si è recata nell’ospedale più vicino, quello di Legnago, la scorsa notte. Qui è stata sottoposta ad un test rapido, tramite rachicentesi, ossia l’estrazione di liquido cefalorachidiano (fluido presente a livello di sistema nevoso centrale) da cui è emersa la presenza del meningococco, il batterio che causa la malattia.
Ci sono, però, ancora molti aspetti da chiarire. A cominciare dalla tipologia. La bambina – fa sapere una nota dell’azienda sanitaria scaligera – risulta regolarmente vaccinata secondo il calendario vigente all’epoca (e valido tutt’ora. Com’è noto, l’antidoto copre quattro ceppi, tra i più diffusi in Italia: l’A, il C, il W e l’Y.
Cos’è successo? Si ipotizza, ma al momento è mancano ancora i riscontri, che la tipologia contratta sia la «B». Si tratta del ceppo che ha provocato diversi casi in Toscana, facendo anche qualche vittima. Per questo esiste, dal 2013, un altro vaccino, molto richiesto in questo momento (l’attesa, a Verona, è di circa quattro mesi) ma che non viene somministrato di routine. L’ultima parola la dirà il test definitivo già disposto ieri pomeriggio, dopo quello «rapido» della nottata precedente. Dopo il ricovero al Mater Salutis di Legnago, la bambina è stata portata a Borgo Trento, nei padiglioni che ospitano la terapia intensiva pediatrica. La situazione, in un primo momento è stata definita «critica» ma è poi apparsa essere stazionaria e in corso di miglioramento. «La bambina – fanno sapere sempre gli uffici della direzione sanitaria dell’Usl – è stata sottoposta a terapia antibiotica, è in buone condizioni generali, vigile e normalmente reattiva». Per un po’, tuttavia, dovrà restare ricoverata, sempre in ambiente di terapia intensiva. Una misura precauzionale «per garantire il monitoraggio dei parametri vitali e il proseguimento delle cure» si apprende dall’Usl. L’azienda sanitaria ha inoltre proceduto alla denuncia di malattia infettiva presso le autorità competenti e ha sottoposto le persone che sono venute in contatto con la contagiata a profilassi antibiotica. «È difficile dire cos’è accaduto finché non si hanno gli esiti degli esami in mano – nota Pierangelo Rovere, primario di Malattie infettive a Legnago – tuttavia non è eccezionale il caso di una persona vaccinata, anche giovanissima, che abbia contratto un ceppo diverso rispetto a quello dell’antidoto: casi analoghi sono avvenuti in Veneto anche di recente». All’ospedale di Legnago, invece, era almeno un anno che non si registrava un caso di meningite batterica, includendo nella conta sia bambini che persone adulte.
Davide Orsato – IL Corriere del Veneto – 19 gennaio 2017