I medici di base sono anziani, prossimi alla pensione, e c’è il rischio che non possano essere sostituiti? Per i medici ospedalieri sembra andare ancora peggio. Quattro su dieci potrebbero essere in pensione nell’arco di dieci anni. «La sanità rischia il collasso, e non è solo un modo di dire», dice Daniele Giordano, segretario generale della Fp Cgil, «soprattutto per il numero di medici in uscita nei prossimi dieci anni». Per capirlo basta dare un’occhiata ai dati, aggiornati, su anzianità e ricambio dei medici ospedalieri. Negli ultimi sei anni il numero dei medici ospedalieri nelle Usl Serenissima e Veneto orientale è leggermente aumentato, (da 1430 a 1448) ma a destare maggiori preoccupazione è l’età anagrafica. L’età media, che era di 48,86 anni nel 2010, è passata ai 50,82 nel 2016. Nello specifico l’età media all’Usl Serenissima aumenta di 2,16 anni, passando dai 49,27 del 2010 a 51,43 nel 2016 mentre nel Veneto Orientale cresce da 48,45 a 50,21 crescendo di 1,76 anni. «Ciò conferma come il turnover abbia solo parzialmente contenuto l’aumento dell’anzianità del personale che supera i cinquant’anni in un settore, che è bene ricordarlo, lavora su turni di 24 ore», annota la Cgil. Il dato che preoccupa maggiormente è relativo al personale che, nei prossimi dieci anni, potrebbe andare in pensione: 4 medici su dieci nell’Usl Serenissima e 3,4 nel Veneto Orientale. I numeri, avvicinando la lente di ingrandimento, dicono che nell’Usl Serenissima tra i 60 e i 64 anni ci sono 187 medici (17%) per un totale di personale sopra i 55 anni di 446 unità pari al 40.58%. Spostandosi nel Veneto orientale la situazione migliora leggermente: tra i 60 e i 64 anni di età 59 medici (17%) per un totale di personale sopra i 55 anni di 120 unità pari al 34%. «Risulta quindi evidente che anche qui più di un terzo del personale in servizio svolge, pur avendo superato i 55 anni di età, lavori gravosi su una turnazione di 24 ore», sostiene la Cgil, secondo la quale « risulta preoccupante che a fronte di un di 566 Medici in uscita nei prossimi 10 anni pari al 39,09% del totale degli addetti risultano in servizio appena 221 under 40 ovvero il 15,26% dell’attuale forza lavoro, non garantendo adeguata copertura sia numerica che, inevitabilmente di competenze, tale da garantire un’assistenza di qualità». Quindi? «Serve maggior investimento sul personale», taglia corto Daniele Giordano, «che si traduce in una migliore qualità della sanità offerta». I dati relativi ai medici ospedalieri fanno il paio con quelli, resi noti nei giorni scorsi, dei medici di base. Il timore è, anche in questo caso, che il sistema possa andare in tilt nel corso dei prossimi 8-10 anni: nel 2022 infatti la maggior parte degli attuali 440 medici in servizio raggiungerà l’età pensionabile. Per la Cgil non tutti sono uguali: «Accanto ai massimalisti (1800 assistiti) che sono anche liberi professionisti, o che lavorano nelle Case di riposo 22 ore alla settimana, ci sono colleghi con pochi assistiti e che fanno, magari a 60 anni, ancora la guardia medica. Ci sono poi quelli che si limitano alle ore “dovute” (1 ogni 100 assistiti a settimana) e quelli che sono presenti in ambulatorio per 30 e più ore. Come Cgil crediamo però che si possa fare una riflessione differente sulla medicina di base apprendo un confronto sulla possibilità che vi siano dirette assunzioni delle strutture pubbliche. Pensiamo ad esempio anche alle Ipab del nostro territorio che avrebbero senza dubbi dei grandi benefici ad avere personale medico interno a disposizioni di ospiti che spesso non sono autosufficienti». (Francesco Furlan)
LA NUOVA VENEZIA – Venerdì, 16 febbraio 2018