Alcuni dipendenti dell’Usl di Venezia vicini alla pensione hanno deciso di lavorare fino all’ultimo giorno invece di «staccare» con qualche settimana (o addirittura qualche mese) di anticipo. Avrebbero potuto farlo, sfruttando le ferie non godute e accumulate in anni di servizio. E invece hanno deciso di donare quei giorni di mancato riposo all’azienda sanitaria perché, a sua volta, li ceda ai colleghi in difficoltà. L’istituto delle ferie solidali è già attivo da alcuni anni e prevede la possibilità di poter cedere i giorni di ferie in eccesso a chi ha esaurito i propri e si ritrova nella necessità di dover assistere un figlio malato. È già capitato, quindi, che i lavoratori si mobilitino per venire incontro a casi specifici, per aiutare un collega che conoscono personalmente. Negli ultimi mesi, all’Usl Serenissima si assiste però anche a un altro fenomeno: quello dei «pensionandi» che rimangono a lavorare più a lungo per lasciare le proprie ferie in «eredità» a chiunque, prima o poi, ne farà richiesta.
Pura solidarietà
«È un gesto bellissimo – riflette la direttrice del personale dell’Usl, Laura Esposito – perché si sceglie di rinunciare al bene più prezioso, il tempo, per aiutare dei colleghi in difficoltà. E a questi lavoratori, che sono medici, infermieri e personale amministrativo, non interessa neppure conoscere a chi andranno le loro ferie: a loro basta sapere che, prima o poi, avranno dato una mano a chi ne ha realmente bisogno». Le ferie donate (è possibile regalare solo quelle che eccedono le settimane obbligatorie) finiscono quindi in una sorta di «fondo» dal quale l’azienda va a pescare quando un dipendente bisognoso ne fa richiesta. Con gli opportuni distinguo, ricorda il meccanismo del «caffè sospeso» che i clienti dei bar pagano in favore degli sconosciuti che si presenteranno al bancone senza avere i soldi per ordinarlo.
Il regolamento
«L’Usl si è dotata fin dal 2019 di un regolamento – prosegue Esposito – che prevede di vagliare le richieste di accesso alle ferie solidali, in genere per prestare assistenza a figli minori che necessitano di cure costanti per particolari condizioni di salute. Salvaguardando la privacy del dipendente, si offre la possibilità al personale di contribuire cedendo qualche giorno di riposo. Ma grazie alla generosità di chi sta per andare in pensione, l’azienda sanitaria ha ormai accumulato una disponibilità di molte settimane. Basti pensare che un collega dell’area amministrativa poteva “staccare” con quasi un anno di anticipo ma ha preferito rimanere a lavorare fino all’ultimo per poi donare circa trecento giorni ferie non godute. Quando ce l’ha comunicato, ci siamo un po’ commossi».
L’ultimo caso
L’ultimo caso è di tre settimane fa: proprio attingendo al «fondo», a un impiegato dell’Usl che aveva già esaurito tutti i giorni di ferie, i colleghi in pensione hanno donato altri trenta giorni lontano dall’ufficio. Quattro settimane il cui valore non ha prezzo, visto che le utilizzerà per accudire il suo bambino affetto da una grave patologia. «Si pensa siano casi eccezionali – riflette la direttrice del personale dell’Usl di Venezia – ma purtroppo non è così raro che qualche dipendente si trovi nell’impossibilità di poter trascorrere del tempo con il proprio figlio malato, perché ha già usufruito di tutti i giorni a disposizione. In queste situazioni, la solidarietà tra colleghi diventa fondamentale per restituire un po’ di sollievo a chi soffre».