Il primo round l’ha perso. Per carità, era quello meno «appetitoso», anche se in ballo c’erano comunque la bellezza di 67 mila 546 euro e pure 7 centesimi. Tanto aveva chiesto Antonio Padoan al tribunale del lavoro di Venezia, contestando di essere stato pagato troppo poco nei quasi 4 anni alla guida dell’Usl 14 di Chioggia, a lui affidata da Giancarlo Galan «ad interim» all’inizio del 2008, mentre già reggeva l’azienda lagunare.
Ma il giudice Anna Menegazzo, con una sentenza depositata qualche giorno fa, ha rispedito al mittente la richiesta di Padoan, basata su un meccanismo che già in passato invece aveva portato i magistrati a provvedimenti di orientamento diverso: ovvero quella normativa secondo cui un direttore «minore» – cioè il direttore sanitario, amministrativo o dei servizi sociali – non può guadagnare meno di un primario e deve guadagnare l’80 per cento dello stipendio del direttore generale. Un principio che alcuni anni fa aveva portato quattro ex direttori – Alberto Monterosso, Ugo Coli, Claudio Cerasi e Antonio Fallica – a «sbancare» Palazzo Balbi con un milione di euro. L’ex direttore Antonio Padoan si agganciava a questa giurisprudenza per affermare un altro punto: ovvero che se quei direttori guadagnavano di più, allora per mantenere ferma la proporzione dell’80 per cento dovrebbe salire anche il compenso del dg, indicato dalla legge a 154 mila euro (i «vecchi» 300 milioni di lire).
Ma è proprio questo tetto, per il giudice, ad essere invalicabile. «Il carattere inderogabile di detto limite non pare al giudicante superabile, alla luce della chiara lettera della norma statale», è scritto nella sentenza. Il giudice Menegazzo ricorda infatti che è vero che nel comma 2 del Dpcm 319 del 2001 si dice che ai direttori spetta l’80 per cento dello stipendio del direttore generale. Ma è la postilla successiva che blinda tutto: «Salvo il limite di cui al primo periodo». Cioè i 300 milioni.
Un precedente che potrebbe ipotecare in senso negativo anche l’altra causa aperta tra Padoan e la Regione Veneto, ovvero le differenze retributive chieste per gli anni da direttore generale all’Usl 12: si parla, in questo secondo caso, di 361 mila euro e l’istruttoria è ancora in corso (la prossima udienza sarà tra pochi giorni di fronte al presidente della sezione lavoro Luigi Perina).
Tra l’altro anche un ex braccio destro di Padoan, l’allora direttore amministrativo Maria Alessandra Massei, qualche tempo fa si era rivolta al tribunale sullo stesso argomento. Aveva avviato una causa chiedendo quasi 150 mila euro di arretrati per il periodo tra il 14 gennaio 2008 (quando venne nominata) e il settembre 2011, quando venne scelta per guidare la programmazione della Regione Lombardia, finendo poi a processo pure nell’indagine sulla Fondazione Maugeri con l’ex governatore Roberto Formigoni. Anche in questo caso il giudice Chiara Coppetta Calzavara aveva detto «no» alla richiesta di arretrati per stipendi i«inferiori» al dovuto.
Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto – 6 gennaio 2014