Un 52enne di Spinea ricoverato in Cardiologia a Mirano ha dovuto telefonare alla consorte: «Vai tu, qui non ce l’hanno»
VENEZIA – «Cara, dovresti passare in ospedale a ritirare l’impegnativa e poi andare in farmacia ad acquistare un farmaco perché qui ne sono sprovvisti». È questa la paradossale richiesta che un cinquantaduenne di Spinea, ricoverato da venti giorni al reparto di Cardiologia dell’ospedale di Mirano, ha fatto giovedì sera alla moglie.
«Ma come? Io sono da venti giorni in ansia per le condizioni di mio marito, attendo novità dall’ospedale e ora devo pure preoccuparmi di andare ad acquistare un farmaco perché in reparto non ce l’hanno?», sbotta la signora. Le condizioni del marito la tormentano da quasi un mese, questo episodio è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso mandandola in escandescenza. L’uomo è arrivato al pronto soccorso venti giorni fa in piena notte, già con alle spalle una settimana di influenza, accusando forti dolori al petto.
I medici hanno riscontrato un’infezione al pericardio che gli provoca febbre molto alta e frequenti convulsioni. In questi giorni saranno valutati gli esiti di nuovi esami di approfondimento e all’inizio della prossima settimana il paziente dovrebbe essere trasferito all’ospedale di Mestre o Padova. Una situazione che ha messo in ansia la famiglia e che ora si arricchisce di un nuovo capitolo: «Mio marito mi ha telefonato giovedì sera per dirmi che in reparto sono sprovvisti di un farmaco e che quindi sarei dovuta andare a prenderlo in farmacia – racconta la donna -. Ma quando mai capita una cosa del genere? Da questa situazione non se ne viene fuori».
Il farmaco in questione è la “Colchicina”, somministrato specificatamente per le infiammazioni al pericardio. La moglie ha dunque dovuto farsi inviare via fax dalla segreteria l’impegnativa e poi prendersi un’ora di permesso dal lavoro per recarsi in farmacia. Solo il pomeriggio del giorno successivo è arrivato il dietrofront dall’ospedale: «Il farmaco è arrivato» le è stato comunicato. Troppo tardi, la donna era già stata in farmacia. Contattata, la direzione dell’Ulss 13 preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione sulla vicenda.
9 febbraio 2013 – Gazzettino