Quello di ieri è stato uno sciopero dei medici a due velocità: molti quelli che hanno lavorato lo stesso negli ospedali (comandati oppure senza timbrare) pur manifestando la loro adesione alla protesta, pochissimi invece quelli di famiglia in servizio, con ambulatori chiusi e interventi sul territorio garantiti dalla guardia medica.
Di conseguenza disagi ridotti al minimo all’Angelo o al Civile, con una piccola parte di operazioni chirurgiche programmate e di attività ambulatoriali saltate, ma la garanzia dell’emergenza-urgenza in qualsiasi momento nel corso della giornata. Adesione alta. «L’adesione allo sciopero è stata nettamente superiore alle esperienze passate e questo ci ha lasciati favorevolmente colpiti», spiega Andrea Zancanaro del sindacato ospedalieri Anaao. «Negli ospedali si è notato meno, certo, perché molti medici sono stati comandati per garantire i servizi minimi essenziali e le emergenze, e non essendoci sostituti c’era ben poca scelta. Poi alcuni colleghi, senza timbrare, hanno comunque fatto i giri del mattino per stare vicino ai loro pazienti. Chi è stato comandato, tuttavia, ha provveduto a manifestare la propria adesione allo sciopero. Nel corso della giornata all’Angelo non ha funzionato l’ambulatorio di allergologia, altri hanno invece lavorato regolarmente. Meno i chirurghi in servizio, mentre al Civile di Venezia, Ortopedia, Oculistica e Urologia hanno continuato a operare. Purtroppo nelle statistiche i medici comandati non vengono mai contati, ma posso assicurare che l’adesione almeno morale allo sciopero c’è stata da parte di tutti loro e lo hanno manifestato ai dirigenti aziendali». Avvisi. Per agevolare chi aveva visite o piccoli interventi chirurgici programmati, comunque, molti pazienti sono stati avvisati per tempo oppure per loro è stato posticipato l’appuntamento. Categoria compatta. «Crediamo che sia lo stesso arrivato a destinazione il messaggio lanciato con questo sciopero verso i cittadini e le istituzioni», sottolinea Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici veneziano. «La categoria è compatta, c’è poco da fare. Chi ha potuto è stato a casa, ma nel conto va anche messo il senso di responsabilità verso chi è ricoverato o comunque ammalato. Noi medici non possiamo bloccare gli ospedali come altre categorie invece fanno lungo le strade per far valere le loro ragioni. Non una critica verso di loro ma un nostro problema oggettivo. La salute deve essere sempre garantita alle persone». Piante organiche. Uno sciopero contro il Governo, era stato detto nei giorni scorsi dai medici, denunciando soprattutto il ritardo nell’adeguamento delle piante organiche ospedaliere, ma anche di quelle dei servizi territoriali. Mancano 50 medici. Secondo lo stesso Ordine veneziano, infatti, mancherebbero almeno 50 medici nei due ospedali dell’Asl 12. «La conseguenza sono turni massacranti con tutte le problematiche che ne conseguono», ricorda Leoni. Ma la lista delle rivendicazioni è lunghissima e lo sciopero nazionale di ventiquattro ore di ieri, per la prima volta, ha visto unite tutte le sigle sindacali e quelle di categoria. Medici di famiglia. «L’adesione dei colleghi medici di famiglia è stata altissima», aggiunge poi Cristina Zennaro, vice segretario provinciale della Fimmg. «Abbiamo dato un segnale che non può essere ignorato».
di Simone Bianchi – La Nuova Venezia – 17 dicembre 2015