Un 47enne aveva riportato danni estetici permanenti e problemi di pronuncia dopo l’aggressione da parte di un dogo argentino. Risarcito con 29 mila euro. Conosceva Medea, un bell’esemplare di dogo argentino, da quando il cane era cucciolo. Ma nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2010 qualcosa è andato storto e Medea, non appena lo ha visto entrare in casa, lo ha aggredito al volto, azzannandolo al labbro e al naso.
L’aggredito, Giacomo Fenzo, 47 anni all’epoca dei fatti, difeso dall’avvocato Giorgio Caldera del Foro di Venezia, ha trascinato in tribunale l’amico e proprietario del cane, M.T. le sue iniziali, promuovendo una causa civile per ottenere il risarcimento dei danni. La sentenza del giudice Silvia Bianchi è stata pronunciata il 10 ottobre e depositata nei giorni scorsi. Il padrone di Medea è stato condannato a un risarcimento: 22.418,92 euro di danni, più le spese di lite di 5.293 euro, e ancora 1.200 euro di consulenze tecniche. Il conto alla fine è arrivato a poco meno di 29 mila euro.
I fatti: Fenzo e il proprietario di Medea sono amici e in quella notte di marzo del 2010 i due avevano trascorso qualche ora assieme, decidendo di chiudere la serata a casa di M.T., a Cannaregio. Fenzo, secondo quanto ricostruito, è entrato in casa prima del proprietario intento a chiudere il portoncino. In ingresso c’era penombra, Medea era in casa. L’uomo si era chinato verso il dogo argentino con le braccia aperte per farle le feste. Peraltro il cane conosceva bene Fenzo e mai in precedenza aveva dato segnali di indole aggressiva. Ma quella sera Medea, forse scambiando il quarantasettenne per un intruso, lo aveva aggredito al volto provocandogli, come riportato nella sentenza “ferite multiple al volto (naso e mento), nonché la perdita di sostanza mucosa dal labbro superiore”.
Il consulente tecnico d’ufficio ha quantificato il danno biologico permanente nella misura del 9%, tenuto conto che l’aggredito, si legge nel dispositivo del giudice, “oltre a lamentare fastidiose algo-parestesie in sede di reliquati cicatriziali al volto, ha riportato un danno alla propria integrità psichica”. La ferita al labbro gli ha provocato, oltre a un vistoso difetto estetico, anche problemi di pronuncia di alcune parole e difficoltà nel rapporto con gli altri. Sul naso, invece, rimangono le cicatrici ben evidenti.
In sede di causa civile, la difesa del proprietario di Medea ha sostenuto che Fenzo quella sera avrebbe tenuto un comportamento imprudente dal momento che il dogo argentino, vedendolo entrare da solo, aveva ringhiato e quindi manifestato un certo nervosismo. Ma per il giudice non si è trattato di un caso fortuito, addossando le responsabilità al padrone che ora dovrà risarcire il ferito.
La Nuova Venezia – 17 novembre 2014