Non è servita la minaccia di trascinarli di fronte alla Corte costituzionale, quella di denunciare urbi et orbi «la sordida manovra da campagna elettorale» e neppure quella di costringerli a restituire un domani i denari di tasca propria: i consiglieri regionali hanno approvato ieri all’unanimità in commissione Affari istituzionali la legge messa a punto da Valdo Ruffato (Ncd) che per 3 anni decurterà i vitalizi di chi li ha preceduti a Palazzo Ferro Fini, in misura variabile dal 5% al 15% e con possibilità di salire fino al 21% nel caso in cui «l’ex» cumuli grazie alla politica più pensioni (Regione, parlamento o europarlamento).
«L’approvazione all’unanimità dimostra una sensibilità trasversale tra i gruppi – commenta il presidente della commissione, Costantino Toniolo – in tempi di crisi è un bel segnale e ora ci sono tutti i presupposti per approvare la legge in aula prima di Natale». E cioè durante la sessione dedicata all’assestamento di bilancio, la prossima settimana, quando sarà licenziata pure l’altra leggina in tema, quella che introduce a Palazzo Ferro Fini il sistema contributivo, lo stesso dei comuni mortali.
I vitalizi, corrisposti a chi è transitato in consiglio anche solo per pochi anni grazie alla possibilità del «riscatto» (a carico più delle casse della Regione che del diretto interessato), con cifre che da un minimo di 1.300 euro possono arrivare a superare i 4 mila euro netti al mese per 15 anni di lavoro, sono da tempo nel mirino dell’opinione pubblica, che chiede un loro riallineamento alla realtà. Il consiglio, capita l’antifona, ha dapprima pubblicato sul suo sito l’importo dei 226 assegni corrisposti ogni mese (superano gli 11 milioni di euro l’anno, comprese le reversibilità alle vedove), quindi ha iniziato a ragionare sulla possibilità di introdurre un contributo di solidarietà. Ma gli ex inquilini del Ferro Fini sono subito insorti (non tutti: qualcuno ha accettato di buon grado) minacciando ricorsi alla Consulta per la violazione di un diritto ormai acquisito. Tra questi, l’ex consigliere ed ex deputato del Pci Severino Galante («Sono un uomo di parola, quel che ho detto, farò» ha ribadito ieri) e il presidente dell’associazione degli «ex» (fino a qualche tempo pure finanziata con i soldi del consiglio) Aldo Bottin, che ieri ha preferito non commentare ma in passato ha più volte denunciato «il populismo e l’antipolitica imperanti». Contro di loro si scaglia il consigliere comunale di Padova Jacopo Silva, capogruppo della civica di Ivo Rossi: «E’ indecente che gli ex consiglieri minaccino di opporsi ad un piccolo contributo di solidarietà, è l’ennesimo schiaffo ai cittadini stremati dalla crisi, un’incomprensibile difesa di casta. Se davvero Bottin e colleghi imboccheranno la strada giudiziaria, io farò un intervento “ad opponendum”, cioè una sorta di “class action”, per far valere le ragioni delle persone perbene». Al suo fianco, l’avvocato Giuseppe Farina.
Tant’è, la strada ormai pare segnata e c’è già chi rilancia, come Gennaro Marotta dell’Idv: «Il tempo dei privilegi è finito, proporremo di vietare in modo esplicito il cumulo dei vitalizi». E Lucio Tiozzo del Pd rilancia: «Dobbiamo riorganizzazione la macchina, per esempio tagliando le commissioni».
Corriere del Veneto – 12 dicembre 2014