Il problema c’è e il governatore Luca Zaia non lo nasconde: «Sono 590mila i veneti tra 18 e 65 anni, quindi in età lavorativa, che non hanno ancora assunto l’anti-Covid. La campagna vaccinale, chiave di volta della pandemia, è passata dalle 20mila/25mila dosi giornaliere somministrate quest’estate alle attuali 1500 (martedì ne sono state inoculate 12.403, ma solo 1417 sono prime dosi, ndr ) . Al 100% di immunizzati non arriveremo mai, il 90% sarebbe un grande obiettivo e noi ci stiamo avvicinando all’85%. L’84,3% degli over 12 ha assunto almeno una dose, ma non c’è una comunicazione istituzionale nazionale che dia adeguato supporto a chi non si vaccina per paura. Abbiamo abdicato a questo compito — incalza Zaia — delegandolo ai Social, rapidissimi nel diffondere fake news. L’ho detto al governo Draghi come avevo avvertito l’esecutivo Conte».
E a Palazzo Chigi non stanno a guardare. Al ritmo di appena 20mila vaccinazioni al giorno, in Italia, si rischia di arrivare al 90% di copertura funzionale all’immunità di gregge solo nel 2022. E allora, per dare una nuova sterzata alla campagna dopo la fiammata impressa dall’obbligo di Green pass sul posto di lavoro in vigore dal 15 ottobre, sono al vaglio due ipotesi: estendere la certificazione verde oltre la scadenza del 31 dicembre, prolungando anche lo stato di emergenza di un mese; oppure imporre l’obbligo vaccinale ad altre categorie di lavoratori a contatto con il pubblico, oltre agli operatori sanitari. La possibile proroga del lasciapassare potrebbe convincere un’altra fetta di esitanti o resistenti che oggi tengono duro sottoponendosi al tampone ogni 48 ore nella speranza che a fine anno questa imposizione scada. Però prima il governo dovrebbe rinnovare lo stato di emergenza al massimo fino al 31 gennaio 2022, quindi per raggiungere il 90% di protezione in tempi rapidi potrebbe essere più semplice imporre l’anti-Covid ad altre categorie. Ma Zaia si è sempre dichiarato contrario all’imposizione, per tutti.
In attesa di una decisione che non esasperi ulteriormente la tensione sociale, il presidente del Veneto torna a chiedere l’autorizzazione al test fai da te per le aziende con meno di 15 dipendenti. «Nel Veneto sono l’85% — ricorda — e non si possono certo permettere il medico aziendale. Anche perché l’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ndr ) ha riconosciuto l’efficacia dei tamponi rapidi». L’altro tema a tenere banco è quello delle terze dosi, «booster» di richiamo per ora riservati a over 60, soggetti fragili, sanitari, ospiti e dipendenti delle case di riposo che abbiano assunto la seconda dose almeno sei mesi fa. «Lancio un appello ai sessantenni sani affinché valutino questa possibilità — ammonisce Zaia — grazie ad un’adeguata protezione vaccinale solo 28 ospiti delle Rsa su 30mila sono stati contagiati dal Covid. Ricordo poi che un soggetto non immunizzato ha un rischio di infettarsi 6,6 volte superiore e di finire in ospedale di 8,2 maggiore rispetto a chi è protetto dall’anti-Covid». Quanto all’estensione del richiamo booster all’intera popolazione, l’impressione del governatore è che possa diventare realtà entro la fine dell’anno, quando cioè scadranno i sei mesi dalla seconda dose per i più giovani. «C’è già chi, tra gli under 60, la vuole fare — aggiunge — bisognerà trovare uno strumento scientifico-giuridico per permetterlo».
Allo stato attuale il motivo scientifico è uno solo e lo spiega la dottoressa Francesca Russo, direttrice della Prevenzione in Regione: «La vera protezione dal virus Sars-Cov2 la garantiscono gli anticorpi neutralizzanti, che però non sappiamo quanto durino. Sono in corso studi indirizzati a stabilirlo, il che ci consentirebbe di assestare definitivamente il ciclo vaccinale a due o a tre dosi. Oppure la somministrazione dell’anti-Covid potrebbe avvenire ogni volta che si dovesse rendere necessaria, come accade per l’antitetanica». Oggi l’unica certezza è che i vaccini non mancano. «In magazzino ne abbiamo 882.715, tra Pfizer Biontech e Moderna — annuncia Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — e li stiamo distribuendo anche ai medici di famiglia per le terze dosi. Potranno somministrarle insieme all’antinfluenzale, disponibile dal 2 novembre». «Non siamo ancora usciti dalla pandemia — chiude Zaia — manteniamo le misure di contenimento e finiamola con questo atteggiamento divisivo tra pro e no vax. Il Covid non deve lasciare famiglie e società spaccate in due, andiamo insieme verso la pacificazione nel rispetto della libertà di tutti».
Il Corriere del Veneto