La spending review taglia gli appalti di pulizia e ristorazione: denuncia del sindacato in Regione. Cinquecento esuberi immediati, altrettanti posti di lavoro appesi a un filo: è l’effetto della spending review del Governo Monti applicata a beni e servizi della sanità, acuita dai tagli imposti dall’Autorità di Vigilanza al valore degli appalti di pulizie e ristorazione nelle Ulss.
Tradotta in cifre, la manovra comporta una ribasso contrattuale che varia dal 15 al 30%, determinando una situazione insostenibile per le imprese e le cooperative venete del settore – circa 10 mila gli addetti – i cui utili si rivelano insufficienti a coprire i costi. A denunciarlo, con toni allarmati, i sindacati di categoria, convocati in commissione regionale sanità dal presidente Leonardo Padrin e dal vice Claudio Sinigaglia. «Siamo estremamente preoccupati», commenta Margherita Grigolato (Cgil) «perché, con i pagamenti a 3-400 giorni da parte della Regione, le imprese sono già costrette a rivolgersi alle banche per pagare gli stipendi. Comprimendo all’estremo i loro margini, i tagli agli organici saranno inevitabili. Stiamo parlando di donne che lavorano 20-25 ore la settimana, per 6-700 euro mensili. A volte sono monoreddito con i figli a carico, rischiano di oltrepassare la soglia della povertà». Non c’è soltanto un problema occupazionale: «All’Ulss di Mirano l’appalto triennale per la mensa è stato rinnovato: 7,5 milioni contro i 9,5 precedenti, «giustissimo economizzare, ci mancherebbe, ma ci chiediamo quale sarà la qualità della ristorazione offerta. C’è in ballo la qualità del servizio ai pazienti, al momento i tagli risparmiano la pulizia nelle degenze e nelle sale operatorie ma tutto il resto è soggetto alla pura logica contabile». Sulla stessa linea gli interventi degli altri sindacalisti – Maurizia Rizzo (Cisl), Luigino Boscolo e Andrea Zaniol (Uil) – concordi nel sollecitare l’intervento dell’autorità regionale. Si vedrà. La commissione, infine, si è occupata anche della controversa questione relativa alla cauzione obbligatoria per gli ospiti delle case di riposo, abrogata da una recente legge veneta con corollario di polemiche e ed esposti alla magistratura: «Può essere ridotta a una, o al massimo due mensilità, eventuali eccessi o distorsioni vessatorie vanno corrette», ha obiettato Roberto Volpe, presidente dell’Unione regionale delle case di riposo «ma una forma di garanzia di pagamento deve rimanere per assicurare il pagamento dell’ultima mensilità dovuta al momento del decesso o della disdetta e per poter disporre di liquidità per fronteggiare gli effetti delle sentenze della Corte Costituzionale sul domicilio di soccorso e sui malati di Alzheimer».
Il Mattino di Padova – 29 ottobre 2012