E’ solo un’ipotesi. Ma suona come una minaccia. Se il consiglio regionale approverà sul serio prima di Natale la legge sul taglio (temporaneo, 3 anni) ai vitalizi, questo aprirà «un ampio contenzioso giuridico, con ovvi costi» che «non sarebbero fatti ricadere sulla sola istituzione regionale artefice di una norma palesemente incostituzionale e illegittima, ma anche personalmente sui singoli consiglieri che, consapevoli delle obiezioni di ordine costituzionale e giuridico e dei prevedibili danni erariali conseguenti, fossero temerariamente partecipi della sua attuazione».
Tradotto: cari consiglieri, attenti a quel che votate, perché se gli «ex» dovessero poi vincere la loro battaglia a suon di carte bollate, potreste essere chiamati a risponderne di tasca vostra.
A firmare la lettera sibillina, recapitata sul tavolo del presidente dell’assemblea di Palazzo Ferro Fini Valdo Ruffato, è l’ex deputato (tre legislature) ed ex consigliere regionale (due legislature) in quota Pci-Rifondazione-Comunisti Italiani Severino Galante, che ha chiesto a Ruffato di girare «per conoscenza» la missiva anche a tutti gli altri membri del consesso, così che nessuno possa poi dirsi all’oscuro delle conseguenze del suo gesto. Una mossa maturata nella cornice della guerra fredda condotta dall’associazione degli ex consiglieri capitanata da Aldo Bottin, che sta creando un certo scompiglio in laguna, perché è chiaro che sebbene a Palazzo siano tutti convinti della necessità di dare una sforbiciata alle 226 pensioni che costano ai veneti 11,2 milioni di euro l’anno, nessuno vuol correre il rischio di doverci rimettere del suo nel nome della Giustizia e dell’Equità. Galante lamenta pure il fatto che la riduzione colpisca maggiormente chi cumula più vitalizi (è il suo caso: 2.873 euro netti al mese come ex consigliere e 4.083 euro netti al mese come ex deputato) e sfida i consiglieri: «Ho l’impressione che lo scopo del vostro intento non sia il pubblico interesse bensì il vostro interesse di parte, in vista dell’imminente rinnovo del consiglio, di mettere in scena una specie di collettivo spot elettorale, facendone pagare ad altri le spese sul piano finanziario e morale». Per cui, siccome i vitalizi sono «agganciati» all’indennità di funzione, «invito lei (Ruffato, ndr .) e tutti gli altri colleghi, a variare al ribasso la vostra indennità, così da ottenere il risultato di “rideterminare” automaticamente al ribasso, proporzionalmente, anche i nostri assegni, senza incorrere in ostacoli costituzionali e legislativi».
Ma davvero i consiglieri rischiano? «Macché – sbotta Mario Bertolissi, costituzionalista dell’università di Padova – il diritto “quesito” è tale solo quando è stato acquistato in maniera definitiva in tutti i suoi elementi. Qui invece siamo di fronte ad una prestazione periodica, che peraltro dipende da un soggetto terzo e cioè le casse pubbliche, suscettibile di modifiche qualora violi i principi di equità, ragionevolezza e giustizia. E mi pare che questo sia proprio il caso dei vitalizi, un’istituto nato quando si pensava che i soldi non finissero mai, un patto leonino tra generazioni che in quanto tale dovrebbe essere vietato. La Cassazione e la Consulta si sono già pronunciate in tal senso in diverse occasioni». Anche Ruffato si dice «tranquillissimo» e contrattacca: «Sul piano giuridico Galante si arrampica sugli specchi, su quello politico mi chiedo come possa fare le barricate in un momento come questo, a fronte di quel che percepisce e del piccolo contributo che gli viene richiesto». Rassicuro i colleghi: il legislatore non incorre in alcuna responsabilità per la sua attività costituzionalmente riconosciuta e tutelata. Quanto alla sfida lanciataci da Galante, gli ricordo che noi, le indennità, le abbiamo già ridotte da un pezzo».
Marco Bonet – Corveneto – 6 dicembre 2014