Dopo il decreto del Tar del Veneto che ha annullato buona parte del calendario venatorio. Regione e associazioni puntano sulla revoca della sospensiva nel giro di pochi giorni Moranduzzo: «La politica non ci rappresenta più»
Va giù duro il presidente provinciale della Federcaccia, Alessandro Salvelli, nel definire la sospensione da parte del Tar del Veneto di buona parte del calendario venatorio, in attesa che i giudici amministrativi valutino in Camera di consiglio, il 30 ottobre, il ricorso presentato da Enpa, Lav, Wwf, Lipu, Lac e Legambiente a tutela della selvaggina migrante. «Questa è un’imboscata», sentenzia. Sino ad eventuale nuovo ordine le doppiette non potranno sparare a 19 specie di uccelli, in aree Rete natura, a caprioli, cervi e camosci con munizioni di piombo. «Siamo allibiti di fronte a un provvedimento calato proprio quando la caccia è aperta a specie già presenti sul territorio», continua indignato il presidente di Federcaccia, associazione che da sola raggruppa 4mila dei 9mila cacciatori veronesi. «Auspico che lunedì (domani per chi legge) la Regione sappia rovesciare la situazione presentando al Tar un’istanza volta a revocare la sospensiva, e così venga restituito ai cacciatori ciò per cui hanno pagato contando su un ben definito patrimonio faunistico cacciabile. Abbiamo mobilitato i nostri legali e sono in costante contatto con l’assessore regionale alla Caccia, Daniele Stival, per contrastare questo attacco che viene dal mondo ambientalista e da certi esponenti politici Ue». Regione e associazioni venatorie scommettono insomma sulla sospensione della sospensiva nel giro di pochi giorni, e auspicano che i giudici del Tar diano loro ragione il 30 ottobre. «E’ capitata la stessa cosa a settembre, nel periodo di preapertura della caccia e addestramento cani. Gli ambientalisti hanno fatto ricorso, ma il Tar l’ha rigettato nel giro di pochi giorni per motivazioni insussistenti come le attuali», spiega Nicola Vuerich, presidente di Libera caccia. «Certo è che, a fronte della strategia di stufarci a suon di ricorsi, sarebbe ora che noi cacciatori chiedessimo i danni ai protezionisti, che fanno di tutto per seminare il parapiglia nella nostra categoria». Durissimo Massimo Moranduzzo, presidente dell’Associazione cacciatori veneti e vicepresidente nell’Ambito territoriale di caccia 4 Adige: «Vado a caccia da 41 anni ma non è mai successa una cosa del genere. Solo per poter imbracciare la doppietta si pagano circa 500 euro, tra tasse e assicurazione. C’è poi chi cura i richiami per un anno intero affinché cantino al momento dei passi, in particolare delle allodole, la specie più importante, che nelle nostre zone raggiunge il massimo proprio ad ottobre. Ma sul più bello la sospensiva manda tutto all’aria con una tempistica, voluta dal mondo animalista, che lascia esterrefatti». Moranduzzo è critico con la Regione: «La politica non è più capace di rappresentarci adeguatamente se vara un calendario venatorio che non porta a casa risultati, perché vinto da chi tira in ballo i cavilli che ci proibiscono di cacciare persino la starna, specie liberata. Ne abbiamo rese libere 1.540 una settimana fa, quindi impedirci di abbatterle è ridicolo». Pure il vicepresidente dell’Anuu Fulvio Bari spara contro gli autori del ricorso: «Comincino a pagarsi le spese per ricorrere al Tar, anziché promuovere azioni legali attingendo dai soldi dei contribuenti. Troppo facile intentare cause gratis, che poi vanno come la neve al sole. Già l’anno scorso ci furono restrizioni all’allodola: da 425 capi abbattibili nell’arco stagionale passammo a 100. Se gli ambientalisti vogliono il muro contro muro noi non ci tireremo indietro. Ma andando avanti così, col Tar che va a braccetto con gli ambientalisti, si rischia di far crescere un’unica associazione, quella dei bracconieri, con i quali non vogliamo avere nulla a che fare».
L’Arena – 8 ottobre 2012