Allevatori sul piede di guerra: a meno di due mesi dall’abolizione delle quote latte il settore, già fortemente in crisi a causa di prezzi di vendita che nemmeno coprono i costi di produzione, brancola nel buio. E chiede a gran voce un periodo di accompagnamento a livello comunitario che consenta alle realtà italiane e venete di adeguarsi agli standard produttivi degli altri paesi comunitari.
Ma soprattutto provvedimenti governativi per assorbire l’onda d’urto della liberalizzazione delle quote, che spingano verso la semplificazione burocratica e un’aggregazione delle realtà esistenti in termini produttivi, di trasformazione ma soprattutto di commercializzazione delle nostre eccellenze nel mondo. «Una volta i miei genitori riuscivano a mantenere una famiglia con poche bestie. Io e il mio socio in questi anni siamo stati costretti a spendere centinaia di migliaia di euro in multe e per acquistare quote latte. Ora ce le tolgono e non sappiamo cosa ne sarà di noi. Abbiamo 150 bestie in allevamento e ancora non riusciamo ad arrivare a fine mese».
A parlare Remo Liberali, allevatore di Giavera del Montello, Treviso. Uno del centinaio di allevatori che ieri si sono dati appuntamento nella sede di Confagricoltura a Treviso per avere rassicurazioni dal sottosegretario Giuseppe Castiglione, dall’assessore regionale Franco Manzato e dall’europarlamentare Herbert Dorfmann. Il comparto laniero casoario conta in Veneto 3.515 allevatori per un patrimonio di vacche da latte di 187 mila unità, il 10% del totale nazionale. Il Veneto è al terzo posto in Italia per produzione, superato solo da Lombardia ed Emilia Romagna. Il valore della produzione è di 450 milioni di euro, 1’8% del valore del settore agricolo véneto. La fine delle quote latte è fissata al 31 marzo e già oggi un litro di latte viene venduto a 35-36 centesimi il litro, mentre i costi di produzione raggiungono quota 0,40€. «Con la liberalizzazione bisognerebbe avere la sfera magica per capire quello che accadrà- commenta Fabio Curto, di Confagricoltura Veneto- finisce l’era delle quote latte che alle spalle si lascia uno scenario di luci e ombre. Un sistema che avrebbe dovuto garantire una tenuta del prezzo ma cosi non è stato. Abbiamo dei valori da giocarci, i nostri prodotti Dop: aggregazione di produzione, trasformazione e commercializzazione, questa è la strada che devono seguire i nostri produttori a braccetto con la politica».
«La politica può creare le condizioni per rimanere nel mercato intemazionale. La Regione Veneto mette a disposizione degli strumenti: il premio unico, 85 milioni di euro a integrazione del reddito delle imprese e tutte le misure del piano di sviluppo rurale come la spinta all’aggregazione e la possibilità di costituire marchi di qualità» ha detto l’assessore regionale Franco Manzato. «Puntiamo a mettere al centro l’impresa agricola e vogliamo puntare su quelle in particolare in grado di innovare. Non vogliamo tornare alle quote, ma occorre capire come affrontare l’eccesso di produzione: per questo da mercoledì si aprirà un tavolo con i vari attori del settore. Partiamo in ritardo rispetto ad altri, ma le risorse ci sono e c’è la possibilità di mettere a punto le strategie, in primis la semplificazione burocratica»
La Nuova Venezia – 10 febbraio 2014