Federica Cappellato. I medici alzano fragorosamente la voce. Come? Proponendo ai candidati alle elezioni regionali undici ambiti di riflessione, punti imprescindibili che disegnano una sanità moderna, umana e hi-tech nello stesso tempo. Eccoli: invadenza partitica in sanità, requisiti minimi organizzativi, gestione del rischio clinico, medicina difensiva, politica del personale, liste d’attesa, riorganizzazione della rete dei poli ospedalieri, dimissione dei pazienti e pianificazione delle strutture intermedie, cure primarie, rapporto medico-paziente, formazione continua dei camici bianchi.
A lanciare il manifesto, piattaforma di discussione per le prossime settimane, sono i dirigenti di Anaao Assomed, gli anestesisti rianimatori aderenti ad Aaroi Emac, i primari chirurghi ortopedici di Anpo Ascoti Fiais medici, i camici bianchi di Cimo, Cgil, Cisl e Uil, i patologi clinici, i radiologi, i medici del territorio, i farmacisti e gli psicologi iscritti a Fassid (Simet Snr), i dottori di base della Fimmg, i pediatri della Fimp, i medici e veterinari della Fvm, unitamente all’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e odontoiatri di Vicenza.
È quanto è emerso ieri agli “Stati generali della salute”, organizzati all’hotel Piroga di Selvazzano. L’occasione assembleare per ribadire ancora una volta il profondo disagio della categoria medica che si trova quotidianamente alle prese con problematiche di tipo tecnico e organizzativo e con significative riduzioni di finanziamenti nazionali che rischiano di compromettere l’esercizio della professione. In prima fila, per una volta compatte, le segreterie regionali delle organizzazioni sindacali che, messe da parte singole rivendicazioni, si sono messe convintamente a difesa del modello di sanità pubblica del Veneto, in passato – hanno ricordato – di riferimento nazionale.
E ora? «Denunciamo – ha detto Adriano Benazzato, segretario di Anaao Assomed Veneto – la gravita della situazione e le cause più importanti del disagio della categoria». Quali? «Sono sempre più frequenti e pesanti i condizionamenti dei partiti sulla gestione della sanità pubblica. Tale malcostume è purtroppo presente anche nel Veneto e, con la scusa di esercitare un controllo politico in nome dell’elettorato, condiziona le scelte tecniche e meritocratiche».
E poi l’aumento esponenziale della conflittualità tra medico e paziente, l’esagerata burocratizzazione dei percorsi assistenziali, le ipotesi di programmazione delle cure primarie basata più sull’«organizzazione» che sulla «relazione», il rischio reale di perdita di professionalità a fronte di un ipotetico risparmio.
Il Gazzettino – 19 aprile 2015