È calata di 6 punti la percentuale di diplomati alle superiori che poi si iscrivono a una facoltà. La scuola del Veneto si guadagna un posto alto nella classifica europea: il 13% degli studenti quindicenni raggiunge livelli altissimi in matematica, il 7% in lettura e il 9% in scienze.
E la nostra regione riesce già a tenere sotto il 15%, come l’Europa impone a tutti ma solo entro il 2020, la percentuale di alunni con risultati insufficienti. È uno dei dati che emerge dalla mastodontica pubblicazione “La qualità educativa in Veneto” a cura del Sistema statistico della Regione, da poco presentata ufficialmente. MENO ABBANDONI. Uno dei dati che più danno soddisfazione al sistema veneto è quello degli abbandoni scolastici: nel 2010 la quota di 18-24enni che hanno lasciato prematuramente gli studi è calata, rispetto a cinque anni prima, di due punti percentuali, raggiungendo il 16% che corrisponde all’obiettivo italiano fissato per il 2020. L’Europa però vorrebbe che si scendesse al 10%. ANCORA TROPPO POCHI I DIPLOMATI. Cresce il livello di cultura della popolazione veneta, che ha addirittura sorpassato di tre punti percentuali la media italiana di giovani dai 18 ai 24 anni che sono in possesso di un diploma: siamo al 79%, ma l’Europa avrebbe voluto di più, visto che aveva fissato all’85% l’obiettivo per il 2010. SORPRESA: SODDISFAZIONE PER SCUOLA E LAVORO (POCO). Per il rapporto e la professionalità degli insegnanti c’è l’85% degli studenti che si dice soddisfatto, mentre si cala al 66% se si giudica il grado di preparazione avuta rispetto al mondo del lavoro. Proprio sul fronte del lavoro però la statistica dà di nuovo risposte tutto sommato positive: l’89% è soddisfatto delle mansioni svolte. Ma attenzione: a tre anni dal diploma ottenuto, solo il 48% dei giovani veneti intervistati (meno della metà) dichiara di avere un lavoro. Anche sul fronte della formazione professionale, sulla quale la Regione come noto investe ingenti risorse e riesce a coinvolgere l’11% del totale dei giovani veneti, i dati sono discreti: «A 12 mesi dalla qualifica il 49% dei ragazzi lavora, prevalentemente con contratto di apprendistato (il 68%)».
DIFFERENZA TRA PROVINCE. Si notano anche, sottolinea lo studio, differenze tra singole province. Tra gli esempi eclatanti c’è quello dell’iscrizione ai licei, che vengono scelti dal 44% dei ragazzi veronesi e solo dal 31% di quelli Rovigo. Vicenza con il 13% è invece la provincia con il maggiore gruppo di iscritti ai Centri regionali di formazione professionale, mentre Rovigo è solo al 6%. E per gli abbandoni al primo anno di scuola svetta Treviso, che ha solo il 2,4%, mentre il picco regionale è il 5,3% registrato a Padova. Per la presenza di studenti stranieri sul totale degli alunni c’è l’atteso 8,5% Treviso, cui corrisponde (anche qui senza sorprese) il 3,9% di Belluno. La qualità della scuola? Quelli che la sentono di più sono i quindicenni di Treviso (57 punti su cento) mentre si cala a 52 a Padova, provincia dove peraltro si registra anche il picco di comportamenti a rischio (alcol, droghe) degli studenti: 75,2 punti su 100, contro i soli 11,3 di Belluno.
CONTA LO STATUS SOCIALE DELLA FAMIGLIA. La storia conferma le sue leggi: anche oggi, pur con tante conquiste sociali, risulta dalle statistiche che i figli dei laureati hanno il 50% di probabilità in più di laurearsi. Questo peraltro non fa che rendere ancora una volta molto merito a quelle famiglie che riescono a far studiare il figlio anche se in casa non ci sono già appesi “alti diplomi”. Curioso invece (vedi il grafico) la distribuzione delle scelte fatte tra le diverse facoltà a seconda che lo studente provenga da famiglie con profilo “alto” di titolo di studio e di professione dei genitori.
SORPRESA: MARCIA INDIETRO PER L’UNIVERSITÀ. Ma il dato che più sorprende è proprio quello relativo alle iscrizioni alle università: il Veneto fa marcia indietro. Nel 2003/04 infatti erano 69 su cento i diplomati veneti alle superiori che si iscrivevano a una facoltà universitaria. Nel 2009/10 invece, pur con un aumento rispetto all’anno precedente, la percentuale è di ben sei punti più bassa, al 63,6%. Non solo: c’è un saldo negativo tra studenti veneti che si iscrivono ad Università fuori regione (26 su cento) e i “foresti” che invece vengono qui (17 su cento). «Sarà difficile raggiungere entro il 2020 – riporta lo studio – l’obiettivo europeo di 40% di laureati nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni, dal momento che in Veneto siamo al momento al di sotto del 20%».
I NEET: POCHI, PER FORTUNA. Infine i “Neet”, cioè i giovani che non studiano e non lavorano: in Veneto sono il 14,4%, cinque punti in meno della media nazionale.
Il Giornale di Vicenza – 30 aprile 2012