Un fondo straordinario di 70 milioni per rinnovare il parco tecnologico della sanità veneta. Serviranno per acquistare i macchinari che eseguono Tac, risonanze magnetiche, ecografie (cardiache, ostetriche, ginecologiche) e mammografie ma non saranno stanziati a pioggia.
Il governatore Luca Zaia, artefice del provvedimento, ha stabilito due criteri per l’accesso alle risorse: la verifica dell’apparecchiatura esistente (qualità, datazione, utilizzo) e – soprattutto – l’impegno dei direttori generali a utilizzare appieno i nuovi strumenti, non soltanto, a turnazione, nell’arco delle 24 ore feriali ma anche – a breve termine – nei giorni festivi. Una piccola rivoluzione, sì, che presto potrebbe consentire ai pazienti di accedere agli esami anche il sabato e la domenica. Ma quali sono le condizioni tecnologiche delle aziende sanitarie? Esiste un problema di obsolescenza degli strumenti tecnici sofisticati? «Complessivamente la situazione non è preoccupante», commenta il segretario della Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, che avrà il compito di coordinare la distribuzione dei fondi «tuttavia, dopo due anni di blocco degli investimenti, dettato dalla necessità di ripianare il disavanzo di bilancio e porre le basi del risanamento finanziario, è necessario avviare l’ammodernamento delle apparecchiature, sia per adeguarne la qualità agli standard più avanzati che per centrare gli obiettivi di prevenzione e cura tracciati dal Piano socio-sanitario». Zaia non fa mistero di puntare a una significativa riduzione dei tempi d’attesa, priorità rilanciata dalle polemiche intorno alla mammografia-scandalo (prenotata un mese fa e fissata per la metà del 2015) a Montebelluna… «È evidente che una migliore dotazione tecnologica contribuirà a ridurre i tempi d’attesa, soprattutto se il loro utilizzo sarà ampliato a dimensioni ottimali. Comunque, sui tempi delle prestazioni è sbagliato generalizzare: la situazione è molto variegata, cambia non solo da azienda ad azienda ma anche, nella stessa Ulss, a seconda del reparto preso in considerazione. L’obiettivo, naturalmente, è fornire un servizio più celere ai nostri utenti ma per conseguirlo è necessario un impegno costante, senza pause: diciamo che negli ultimi tempi qualcuno si è rilassato… ». Tutto bene, allora? Non proprio. Come si concilia l’allargamento temporale delle prestazioni con un personale ospedaliero sempre più ridotto, falcidiato com’è dal blocco prolungato del turnover? «Abbiamo individuato una soluzione e la sua messa a punto è già in fase avanzata», fanno sapere da Palazzo Balbi. Di più, al momento, non è dato di sapere ma il tono è quello del prestigiatore che fruga nel cilindro alla ricerca di due lunghe orecchie.
Il Mattino di Padova – 25 ottobre 2012