Nemmeno l’idea del «canguro» basta a superare il muro contro muro fra maggioranza e opposizione sulla riforma sanitaria. Ieri mattina era sembrato che una rilettura delle regole del consiglio regionale potesse consentire di saltare la mole di emendamenti presentata dalle minoranze, accorciando così i tempi di discussione sulla riduzione delle Usl, tuttora terreno di scontro dopo il compromesso raggiunto sull’Azienda Zero.
Ma nel pomeriggio è stato comunicato che lo strumento anti-ostruzionismo è già stato adoperato ed è risultato insufficiente allo scopo: il vero nodo non riguarda evidentemente la forma bensì la sostanza, e cioè il numero degli enti, su cui nessuno dei due fronti è disposto a cedere.
Era stato Antonio Guadagnini (Siamo Veneto) a suggerire il ricorso all’articolo che permette, in caso di emendamenti seriali che differiscono solo per una variazione a scalare di cifre (come ad esempio una raffica di date, un giorno dopo l’altro), di assorbirli in non più di tre: quello più vicino e quello più lontano dal testo originario, nonché uno intermedio.
«Me l’ha suggerito Carlo Alberto Tesserin (l’ex decano di Ferro Fini, «padre» del nuovo statuto, ndr. ) — aveva raccontato l’esponente della maggioranza — e devo confessare che non avevo mai letto il regolamento. A quel punto l’ho fatto e credo di aver trovato il modo per superare questo stallo». Ma una verifica con gli uffici legislativi ha evidenziato che questo potere è già stato esercitato, ad esempio con la cinquantina di emendamenti che proponevano l’avvio della riforma in una sequenza di possibili date, senza però intaccare il grosso delle circa 1.200 proposte di modifica presentate nel complesso. «Per la maggior parte non si tratta affatto di emendamenti sequenziali — ha spiegato Claudio Sinigaglia (Partito Democratico) — in quanto sono diversi nel merito. Il problema della giunta e della maggioranza, infatti, è nel contenuto: accolgano la richiesta dei tosiani di 10 Usl, compresa quella per Verona, e vedranno che approveremo l’intera legge in mezz’ora». Un’offerta che la controparte non è disposta ad accettare. «Fateci piuttosto votare il testo a 9 Usl e vedrete che abbiamo i numeri per approvarlo», ha rilanciato il vicegovernatore Gianluca Forcolin (Lega Nord). «Né noi né il presidente Luca Zaia abbiamo alcuna intenzione di mollare», ha aggiunto Nicola Finco, capogruppo del Carroccio. Così oggi si riparte e non ci sarà canguro che tenga.
Il Corriere del Veneto – 15 settembre 2016