Quasi tutti i ricorrenti arrivano dal settore pubblico e si oppongono alla riduzione dei trattamenti. Medici, dirigenti, docenti hanno vinto il ricorso. Ora la parola a decidere saranno i giudici della Corte Costituzionale.
Paolo Mutterle. Ex primari e dirigenti dell’Ulss 6 contro i tagli alle pensioni d’oro. Per la seconda volta in due anni il contributo di solidarietà (una sorta di tassa sugli assegni più ricchi) sta per crollare, demolito a colpi di sentenze e ordinanze. Il prelievo temporaneo chiesto dal governo Renzi ai pensionati che ricevono più di 90 mila euro lordi all’anno è infatti a forte rischio dopo il ricorso alla Corte dei Conti presentato da un gruppo di medici, alti dirigenti pubblici, magistrati, docenti universitari e ufficiali delle forze dell’ordine a riposo, tra i quali diversi nomi noti ai vicentini per aver operato in città. Nei giorni scorsi a Venezia il giudice unico delle pensioni ha dato loro ragione, passando la palla alla Corte Costituzionale. In attesa della decisione della Consulta, il tema dei tagli a pensioni e vitalizi si conferma caldo e non sono solo gli ex consiglieri regionali a difendere regimi sempre più spesso visti, a torto o a ragione, come dei privilegi.
Il contributo di solidarietà è una riduzione progressiva sui trattamenti più alti (le cosiddette pensioni d’oro) introdotta dalla legge di Stabilità 2014 e destinata a interventi di salvaguardia per gli esodati. La sforbiciata riguarda gli assegni superiori a quattordici volte il minimo Inps ed è prevista per il triennio 2014-2016. La decurtazione parte dal 6 per cento per chi riceve tra 7 mila e 10 mila euro lordi al mese; sale al 12 per cento per la parte eccedente fino a 15 mila euro e al 18 per cento sopra a tale quota. La scelta di destinare il prelievo alla tutela dei lavoratori esodati non è solo una mossa per aumentare il consenso del provvedimento di fronte all’opinione pubblica; con il manto della solidarietà il governo ha cercato anche di rispondere alle critiche della Consulta, che nel 2013 aveva annullato il precedente prelievo ritenendolo una tassa occulta. Contrario cioè al principio costituzionale che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Secondo i giudici è discriminatorio prendersela solo con una categoria, quella dei pensionati, per quanto ricchi.
PERCHÉ NO. L’escamotage dell’aiuto agli esodati, come ha spiegato II Sole 24 Ore, non è bastato a salvare il nuovo contributo di solidarietà dalla bocciatura. Perché, sostiene la magistratura contabile, la disparità di trattamento resta irragionevole e il fatto che le risorse trattenute rimangano alla gestione previdenziale (e non finiscano nelle casse dello Stato) non fa differenza. Non si tratta tanto di difendere dei diritti acquisiti, spiegano i ricorrenti, quanto di una questione di equità: se lo Stato vuole tassare chi guadagna di più, deve applicare il prelievo a tutti i redditi sopra i 90 mila euro lordi, non solo ai pensionati.
CHI SONO. Non sfugge però che la quasi totalità dei ricorrenti arriva dal settore pubblico. Di più: la stragrande maggioranza dal mondo della sanità veneta, che secondo la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani stipendia i suoi dirigenti con retribuzioni molto superiori a quelli della regione confinante. E di conseguenza anche i trattamenti pensionistici (calcolati in buona parte con il “vecchio” sistema retributivo, cioè sullo stipendio percepito e non sui contributi versati) sono più cospicui. Tra coloro che si oppongono al prelievo spiccano i nomi di Antonio Alessandri, ex direttore generale dell’Ulss 6, Giuseppe Simini, già dg dell’Ulss 3, Eugenio Fantuz, direttore sanitario a Vicenza e Giovanni Crestanello, direttore del Distretto Ovest. E poi parecchi ex primari come Maurizio Belloni, Modesto Carli, Paolo Colleselli, Walter Dalla Villa, Giuliano Menaldo, Luciano Musi, Paolo Pristinger, Giuseppe Signorelli, Giuliano Soffiati. Per il tribunale di Vicenza sono transitati gli ex magistrati Francesco Uppiello e Vincenzo Schiavone. In lista anche Walter Peruzzo, generale della Guardia di finanza, Carlo Scapin, per qualche mese dirigente dei servizi sociali in Comune a Vicenza, e l’ex prefetto Melchiorre Fallica.
Il Giornale di Vicenza – 9 marzo 2015