Stavolta è al capolinea per davver. Ieri sera l’assemblea dei soci di Veneto Nanotech ha ratificato la messa in liquidazione della società per la ricerca nelle nanotecnologie controllata per il 77 percento dalla Regione Veneto. Il liquidatore è l’ultimo amministratore unico Gabriele Vencato. È la fine di una lunga agonia iniziata un anno fa: la Regione e la Fondazione Cariparo, che nel 2014 tentò l’ultima chance con mezzo milione di liquidità, non copriranno più le passività, né Palazzo Balbi istituirà il fondo di dotazione di cui tanto s’è parlato, rinvio dopo rinvio.
Semplicemente, i soldi sono finiti. Ora si passa al concordato in bianco: procedura dentro al quale viene assorbita anche l’istanza di fallimento presentata da alcuni creditori a fine giugno. Tre gli attori che puntano all’affitto di un ramo d’azienda o all’acquisto dei cespiti. Due, verosimilmente a Nanofab; il laboratorio di Marghera, molto specializzato e dotato per la ricerca applicata all’industria e al manifatturiero. Si tratta dell’imprenditore vicentino Franco Masello, che ha come competitore una costituenda cooperativa dei dipendenti di Veneto Nanotech.
Uno ancora ignoto, a sorpresa, parrebbe interessato invece al laboratorio Ecsin di Rovigo, che lavora nella ricerca applicata alle biotecnologie e anche al settore alimentare. Nel precipitare degli eventi, la mancata ricapitalizzazione a fine maggio, la decisione di presentare il concordato in bianco il 25 giugno scorso, e l’istanza di fallimento da parte di alcuni creditori il 30, ora lo scenario ha se non altro una scadenza certa.
«L’unico problema è ora nei tempi – dice Vencato al termine dell’assemblea -; se non avessimo l’istanza di fallimento avremmo 120 giorni, che si riducono a 60 e dovremmo lavorare anche in agosto». La procedura di concordato in bianco lascia aperte le opzioni di concordato di continuità o di liquidazione; se pure con qualche difficoltà legata principalmente al valore dei cespiti. I creditori si vedranno proporre un piano per transare, a loro poi la decisione se accettare o proseguire col fallimento. A quel punto sarà svendita di macchinari e laboratori e brevetti. «Peccato – ammette rammaricato Luigi Curto, segretario della Confartigianato del Veneto che ha una quota minimale dello 0,6 percento e che ieri non s’è presentata all’assemblea -, perché gran parte delle strumentazioni scientifiche e i progetti erano di alto profilo. Sono in carica solo da sei mesi, ma da quel che mi è stato spiegato della società».
«Entro questo fine settimana – prosegue Vencato – dovremmo iniziare la trattativa con il terzo protagonista interessato al laboratorio di Rovigo che ci darà delucidazioni; la cooperativa so che ha ancora vari contatti per dei finanziatori. Certo, auspico una manifestazione di interesse vincolante: cioè l’acquisto di rami d’azienda». Ancora incerto il destino della trentina di dipendenti.
Enrico Bellinelli – Il Corriere Veneto – 7 luglio 2015