La commissione Agricoltura ha approvato le prime modifiche alla legge sugli agriturismo (entrata in vigore solo un anno fa), semplificando le procedure, rendendo più flessibile l’attività di accoglienza e ristorazione ed eliminando i vincoli legati alla stagionalità.
Sono saltate le soglie massime di 80 posti a sedere e di 12.500 pasti erogabili l’anno, prevedendo che il numero dei posti sia legato all’autorizzazione igienico- sanitaria concessa ai locali mentre il numero massimo di pasti e spuntini somministrabili sarà stabilito in base alle potenzialità produttive dell’azienda, definite nel «piano agrituristico aziendale».
L’eventuale sforamento sarà sanzionato con multe che andranno dai 50 ai 250 euro per ogni pasto in più, a seconda dell’entità del superamento. Tra le novità c’è anche la possibilità per cantine, oleifici e birrifici di accompagnare la degustazione dei propri prodotti con l’offerta di spuntini con prodotti di gastronomia «fredda».
Infine sono state estese le norme della legge quadro anche alle fattorie didattiche e a tutte le attività di turismo rurale, dall’escursionismo all’ippoturismo, dall’avioturismo e al cicloturismo. Protesta il presidente di Confturismo, Marco Michielli: «Consumatori, turisti e reputazione della Regione andavano tutelati conformando il prodotto alle aspettative: se mi reco in un agriturismo mi aspetto di consumare alimenti “casalinghi” prodotti in loco e nella tipologia e quantità che il fondo produce, mentre già oggi, purtroppo, è prassi che vi si organizzino invece banchetti a base di angus e scampi argentini. In questo modo le distanze tra un agriturismo e un ristorante si azzerano e la concorrenza si fa sleale, anche sotto il profilo fiscale».
«Agriturismi, la Regione non faccia scherzi».
Non piace neppure a Confcommercio Verona l’ipotesi che sia già arrivato il momento di rivedere la legge regionale sugli agriturismi. Il fatto è che l’ultima legge è entrata in vigore, tra più di qualche polemica, appena un anno fa. Tuttavia, il tema di discussione della Commissione regionale Agricoltura, mercoledì, è stato proprio questo, e Confcommercio teme che nel nuovo testo si vogliano introdurre norme che deregolamentino ulteriormente il sistema: il pericolo paventato è che gli agriturismi facciano concorrenza sleale a ristoranti ed hotel. Per questo l’associazione di categoria scrive, in una nota, di non essere contraria allo spirito di base dell’attività agrituristica: «A patto che esso non venga tradito da smanie imprenditoriali che collocano le aziende di settore in concorrenza sleale con le imprese tradizionali alberghiere e della ristorazione».
In più Confcommercio Verona precisa: «Se la Regione Veneto intende spalancare le porte alle attività agrituristiche affinché diventino veri e propri ristoranti lo dica apertamente, ma faccia in modo che debbano rispettare le stesse regole, amministrative, urbanistiche, edilizie, fiscali, igienico sanitarie, giuslavoristiche, di sicurezza dei luoghi di lavoro, cui sono correttamente soggetti alberghi e ristoranti». Nel territorio veronese il tema è particolarmente sentito, visto che da noi ha sede il 23,8% dell’offerta agrituristica sia ricettiva che ristorativa veneta.
Corriere del Veneto e di Verona – 6 dicembre 2013