Il caso estremo è stato quello di un giudice civile che, investito di una questione relativa a una società partecipata, ha ritenuto che la competenza fosse della Corte dei Conti. Ma quando l’«imputato», di fronte ai nuovi giudici, ha chiesto che fosse la Cassazione a pronunciarsi, quest’ultima ha rispedito il fascicolo al tribunale ordinario.
Chi deve controllare le società partecipate? L’annosa questione, ormai improrogabile, sarà al centro della relazione che oggi il procuratore regionale della Corte dei Conti Carmine Scarano leggerà all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma la procura da lui guidata ha acceso i fari anche sulle spese del consiglio regionale. Una vera e propria task force, visto che il magistrato ha affidato a ciascuno dei suoi 4 pm l’incarico di scandagliare tutte le spese del 2012 di Palazzo Ferro-Fini.
«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur», cita il detto latino Scarano: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Mentre dunque a Roma sulla questione delle partecipate si continua a tenere un atteggiamento ondivago, limitando comunque le possibilità di indagine delle procure contabili, il procuratore ha messo nero su bianco nella relazione la sua protesta: «Se non ci sarà un intervento del legislatore, una volta per tutte, questa situazione continerà a produrre corruzione e sprechi, peggiorando le condizioni della spesa pubblica – scrive il procuratore – Il Paese non può più concedersi il lusso di una finanza allegra destinata prevalentemente a soddisfare gli appetiti della “casta” e del sottobosco politico piuttosto che i bisogni dei cittadini». L’ultimo indirizzo della Cassazione è infatti quello che dà alla Corte la competenza sulle società cosiddette «in house», cioè a totale partecipazione pubblica. «Una soluzione insoddisfacente – commenta Scarano – abbiamo decine di sindaci e amministratori che ci fanno segnalazioni a cui non sappiamo dare risposte».
Ci sono poi i fronti più comuni di intervento. Scarano quest’anno ha puntato soprattutto sulla sanità e sul project financing, visto che nel 2013 la procura ha aperto alcune inchieste sull’argomento, in particolare cinque sull’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Al di là di quello che sarà l’esito finale, il procuratore sottolinea come le indagini abbiano già spinto l’Usl 12 con il nuovo dg Giuseppe Dal Ben ad avviare un percorso di rinegoziazione dei contratti con il privato. «Questo è un aspetto importante – sottolinea – perché dimostra che il ruolo della procura e delle sue inchieste può essere anche quello di correggere situazioni poco virtuose». E sempre sulla stessa falsariga sottolinea con orgoglio un dato, tra quelli snocciolati nel testo: nel 2013, a fronte della citazione a giudizio di 115 soggetti per un danno erariale complessivo contestato di 14 milioni di euro, ci sono stati 638 mila euro versati spontaneamente dagli imputati con le cosiddette «riparazioni spontanee», quasi tre volte i 246 mila del 2012, mentre nel 2009 erano appena 78 mila. Una prassi virtuosa che consente il recupero immediato delle somme, mentre con il processo ordinario spesso i tempi si allungano, tra appelli e richieste di rateazione in caso di condanna.
Arpav, Comuni, Usl, Province, Agenzia delle Entrate, Ater, perfino l’Esercito. Negli esempi di procedimenti citati da Scarano si vede come la procura «colpisca» in ogni settore della vita pubblica. E ora anche la Regione è finita nel mirino. Dopo che la sezione di controllo della Corte lo scorso giugno aveva contestato i rendiconti di praticamente tutti i gruppi consiliari, chiedendo la restituzione delle somme, e dopo che la Corte centrale aveva «graziato» le Regioni rinviando al 2013 l’avvio dei controlli, i giudici veneziani hanno inviato ai loro colleghi della procura tutti gli incartamenti per le opportune verifiche: e ora i pm contabili scandaglieranno tutte le carte a caccia di danni erariali, tra consulenze fasulle, spese inutili e affini.
Alberto Zorzi – Corriere del Veneto – 20 febbraio 2014