Il gup rimanda indietro gli atti. Il pm: ricorso. Clamoroso colpo di scena all’udienza preliminare per 77 degli oltre 110 dipendenti degli uffici rodigini della Regione Veneto, accusati di truffa aggravata allo Stato per il loro presunto assenteismo dal posto di lavoro.
Il gup Carlo Negri ha restituito gli atti al pm Sabrina Duò, spiegando che nel capo d’imputazione non è «correttamente individuato il danno» che sarebbe stato provocato dagli oltre 70 imputati, e che l’accusa non è stata «chiara sotto il profilo materiale del danno». Il che significa che il lavoro della Procura è tutta da rifare.
Ieri mattina il pm Duò si è messa subito al lavoro per scrivere un ricorso in Cassazione contro la decisione del gup. «Dispiace che il giudice non abbia invitato a riformulare il capo d’imputazione – si sfoga il pubblico ministero – e, dal punto di vista formale, che abbia letto l’ordinanza senza nemmeno avermi lasciato l’opportunità di presentare le mie richieste». Se la Regione, che si è costituita parte civile, preferisce non commentare, gli avvocati difensori invece gioiscono. Secondo Enrico Gamberini «la vittoria odierna è di tutti i colleghi che hanno assistito gli imputati, perché abbiamo sempre evidenziato che il capo d’imputazione era mal formulato perché faceva di tutta l’erba un fascio, senza distinguere le singole posizioni. Va poi detto che in questa indagine già un altro capo d’imputazione originario, quello relativo al falso, era venuto a cadere per la sua palese insussistenza». E se per il legale Palmiro Tosini «la decisione del gup ha fatto emergere le gravi lacune nelle indagini», secondo un altro dei difensori, Luigi Migliorini, «l’ordinanza ha dimostrato un approfondito esame dell’enorme fascicolo processuale. L’accoglimento delle nostre eccezioni fa sì che ora non ci sono più imputati, ma eventualmente indagati, in quanto dovrà esserci un nuovo esercizio dell’azione penale».
Secondo l’inchiesta, partita a inizio 2010 dal circostanziato esposto di un impiegato, i dipendenti regionali per diversi mesi avrebbero timbrato regolarmente i loro cartellini, salvo poi uscire dai rispettivi uffici anche per diverse ore, per fare la spesa oppure svolgere impegni privati, sempre durante l’orario di lavoro. La conseguenza più diretta e immediata di tutto questo, secondo l’impostazione della Procura, si era vista nei tempi di smaltimento delle pratiche burocratiche di competenza degli uffici rodigini della Regione (Genio civile in larghissima parte, più l’ispettorato dell’agricoltura e l’Urp): l’attesa degli utenti nell’ottenere una risposta si sarebbe così dilatata a dismisura. Innumerevole il materiale raccolto dalle fiamme gialle rodigine: quasi 170 ore di videoriprese e fotografie di impiegati presunti assenteisti che timbrano ed escono dalla sede, spesso pochi minuti dopo avere strisciato il badge; tabulati, tessere magnetiche, fogli presenza, permessi e ordini di uscita, hard disk del videoregistratore. Ma ora tutto dovrà ripartire da capo.
Antonio Andreotti – Corriere del Veneto – 6 aprile 2013