Se uno degli obiettivi della riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero era di combattere i Cococo usati in modo selvaggia, il colpo è arrivato forte. A dirlo sono i dati di Veneto Lavoro sul terzo trimestre 2012, quello successivo all’entrata in vigore delle nuove normative sul lavoro.
Il saldo negativo fra cessazioni e nuovi Cococo è di 3.708: se è vero che tra luglio e settembre, causa fine dei lavori stagionali, si perdono posti, va ricordato che lo stesso trimestre del 2011 il dato si fermava a un – 1.578. Pare chiaro come le norme più stringenti abbiano scoraggiato i datori di lavoro nell’uso «generoso» dello strumento. «Da questo punto di vista i primi risultati segnalano un successo della riforma Fornero», dice l’esperto di Veneto Lavoro Bruno Anastasia.
Un’ipotesi che si rafforza analizzando le due voci che portano al tracollo: le cessazioni di Cococo o contratti a progetto nel terzo trimestre 2012 sono state 11.266, a fronte delle 10.733 del 2011. Un aumento del 6%, contenuto se rapportato a quanto successo per le attivazioni: dalle 9.792 di luglio-settembre 2011 si è passati alle 7.536 del 2012. Un Cococo su 4 è di fatto sparito (-23%) e non c’è traccia di stabilizzazione, anche se Veneto Lavoro invita ad aspettare almeno i primi sei mesi del 2013 per poter trarre indicazioni. Al momento, tuttavia, il 24% dei contratti terminati (2.725) ha trovato un nuovo rapporto di lavoro entro il mese successivo, e di questi solo il 29% ha strappato un contratto determinato o indeterminato, numeri che ricalcano la tendenza del 2011. «Non vorrei che molti contratti si siano trasformati in partite Iva di fatto imposte: sarebbe un disastro – spiega Fabrizio Maritan, responsabile politiche lavoro Cgil Veneto – l’obiettivo della riforma Fornero di bloccare gli abusi rimane condivisibile, ma bisognava accompagnarlo con incentivi alle aziende per stabilizzare i propri dipendenti». Gli fa eco Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto. «I precari hanno fatto le spese del mettere mano alla riforma del lavoro in un momento di tale crisi» ricorda. «Il tentativo della Fornero non era becero, ma per colpire i furbi si è sparato nel mucchio, e di fatto sono stati i danni più che i vantaggi».
Enrico Albertini – Corriere del Veneto – 24 gennaio 2013