La Regione Veneto delibera di completare la valutazione di esposizione alimentare a PFAS nelle zone impattate, attraverso un piano di campionamento dedicato ai vegetali, in collaborazione con IZS delle Venezie, ARPAV, e Istituto Superiore di Sanità. Tale iniziativa si pone a distanza dai precedenti campionamenti e analisi, e si inserisce in nuovi contesti analitici e legislativi sui PFAS, che vanno a sostenere una valutazione di tossicità estesa, oltre le 4 molecole (PFHxS, PFOS, PFOA, PFNA), considerate da EFSa nel 2020. Il rischio è quello di generare una valutazione “zoppa”, che lascia spazio ad iniziative parallele. REGIONE VENETO Dgr 1676/23 Allegato A
Il piano di campionamento e analisi nel Veneto
La regione Veneto, con delibera n. DGR n. 1676 del 29 dicembre 2023, corredata di allegato tecnico, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’ARPAV, e con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, mette in campo un piano di campionamento dei vegetali coltivati e immessi in commercio in Veneto, al fine di completare il quadro delle stime di esposizione alimentare a PFOA in primis, e agli altri tre PFAS che hanno una caratterizzazione tossicologica (PFOS, PFHxS, e PFNA) secondo l’opinione EFSA del 2020.
Tale piano va a colmare alcune lacune nelle stime di esposizione alimentare, evidenziate in un articolo pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione da parte di Greenpeace e del Comitato “Mamme no PFAS”, a fine 2021 e che saranno oggetto di discussione il prossimo 26 Gennaio in un incontro a Lonigo
Tale attività di monitoraggio “sistematico” – per i cui dettagli si rimanda alla lettura dell’allegato tecnico – si svolge a 10 anni di distanza dalla adozione di misure di contrasto alla contaminazione da PFOA/PFAS nelle acque potabili.
Il nuovo contesto normativo
Attualmente, il contesto normativo alimentare prevede nei vegetali dei valori obiettivo per i quattro PFAS caratterizzati da EFSA nel 2020 da un punto di vista tossicologico per effetti sul sistema immunitario (Raccomandazione 2022/1431). Tali livelli obiettivo sono stati indicati per rendere “tollerabile” l’esposizione alimentare ai PFAS e sono di seguito riportati:
0,010 microgrammi/kg per PFOS, 0,010 microgrammi/kg per PFOA, 0,005 microgrammi/kg per PFNA e 0,015 microgrammi/kg per PFHxS in frutta, ortaggi (ad eccezione dei funghi selvatici), radici e tuberi amilacei; b) 1,5 microgrammi/kg per PFOS, 0,010 microgrammi/kg per PFOA, 0,005 microgrammi/kg per PFNA e 0,015 microgrammi/kg per PFHxS nei funghi selvatici;
Per queste indagini è richiesta una performance analitica adeguata, con dei livelli prestazionali per quanto riguarda il limite di quantificazione non superiori a 0,002 microgrammi/kg per PFOS, 0,001 microgrammi/kg per PFOA, 0,001 microgrammi/kg per PFNA e 0,004 microgrammi/kg per PFHxS in frutta, ortaggi, radici e tuberi amilacei e alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia.
Le analisi, ai sensi della Raccomandazione europea, inoltre si dovrebbero estendere anche ad altri PFAS, oltre quelli considerati tossicologicamente da EFSA. Nel caso specifico, come non considerare anche Gen X e C6O4, per i quali ci sono evidenze di presenza nei vegetali raccolti e analizzati da altre aree impattate da impianti di produzione e utilizzo di PFAS, e per i quali esiste la dimostrata evidenza di lavorazioni effettuate da Miteni su scorie di produzione di provenienza Olandese e Piemontese, rispettivamente, come risulta peraltro dagli atti parlamentari della Commissione di inchiesta.
La Raccomandazione specifica chiaramente che le autorità competenti debbano estendere le analisi anche a Vino e Birra, matrici di origine vegetale, attualmente non contemplate nel piano specifico veneto. Il consumo di vino, in particolare è stato positivamente associato a livelli più alti di alcuni PFAS, nello studio veneto sugli allevatori-agricoltori esposti., negli studi di biomonitoraggio condotti su tale gruppo sensibile, in collaborazione con la Regione Veneto.
Le caratteristiche prestazionali analitiche richieste oggi dalla Commissione Europea peraltro non risultano essere state applicate alle precedenti analisi dei PFAS condotte in tali contesti. Le precedenti analisi su matrice alimentari sono state condotte con livelli di performance analitica 10-100 volte superiori, a seconda della matrice alimentare, a quelli ora indicati come qualificanti ai fini della valutazione di rischio alimentare.
Nel caso di superamento dei livelli obiettivo della Raccomandazione, le Autorità incaricate di gestione del rischio devono mettere in atto una indagine per identificare le sorgenti di contaminazione che determinano il superamento di tali livelli, per “ridurre progressivamente” la contaminazione alimentare e quindi l’esposizione.
In base alla modellistica di trasferimento dei PFAS da acqua/terreno ai vegetali, descritta anche nelle attività del progetto Life – Phoenix presentato dalla Regione Veneto, è probabile il superamento di tali livelli obiettivo in base alle concentrazioni di PFAS nelle acque superficiali e nei terreni uso agricolo, anche quale conseguenza di contributi dalle deposizioni atmosferiche e dall’utilizzo di ammendanti compostati da fanghi.
In questo appare opportuno non solo riferirsi alle concentrazioni di PFAS nelle acque uso irriguo, ma anche a misurazioni delle contaminazioni dei terreni agricoli (come ad esempio fatto in Regione Campania quale follow-up dello scandalo diossine). Questo può portare in modo propositivo alla definizione delle Soglie di Concentrazione Critica per i PFAS, ai fini della sicurezza alimentare e in ultima analisi protezione della salute.
Il piano di campionamento dei vegetali potrebbe poi essere migliorato con l’estensione ad altri prodotti di origine vegetale, attualmente non contemplati nella lista positiva presente nell’allegato alla Delibera della Regione Veneto.
A questo, si potrebbe aggiungere il contributo di PFAS dalle microplastiche, recentemente riportata nei vini, sia quale conseguenza del rilascio di materiali a contatto con gli alimenti, sia per la presenza di residui di pesticidi a cui sono associati i PFAS, come sostanze favorenti la dispersione in soluzione acquosa del fitofarmaco, specie se distribuito tramite atomizzazione.
Il nuovo scenario tossicologico
L’estensione della lista dei PFAS da ricercare a livelli di performance analitica adeguati alla valutazione di rischio è anche determinata dalla nuova griglia tossicologica che la Commissione Europea ha proposto per i PFAS presenti negli alimenti, segnatamente ittici, nell’ambito della revisione della direttiva sulla strategia delle acque. Come si può notare, in tale revisione compaiono anche i Gen X e C6O4, per i quali è stato stabilito un fattore Relativo di Potenza Tossicologica, riferito sempre ad immunotossicità, che permette una più ampia e più cautelativa valutazione di rischio rispetto all’opinione EFSA 2020. (vedi tabella sotto)
Inoltre, la decisione di classificare il PFOA come cancerogeno per l’uomo (gruppo 1) e il PFOS come possibile cancerogeno (Gruppo 2B) da parte della IARC nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale della Salute, richiederebbe da parte dei valutatori e gestori del rischio iniziative ispirate al principio di precauzionalità, per ridurre il più possibile in tempi compatibili con la tossicocinetica dei composti l’esposizione umana, con particolare attenzione alle fragilità.
Chi non anticipa i PFAS è in ritardo, con costi aggiuntivi per la collettività (cost of inaction)
A meno di modifiche e integrazioni, sia dal punto di vista analitico, che tossicologico, il piano della Regione che si va a proporre può rappresentare una “anatra zoppa” e non risulterebbe adeguato a correlare la dose interna, misurata attraverso i piani di bio-monitoraggio esteso alla popolazione esposta o presunta tale, con le stime di esposizione alimentare e correlare il tutto con le evidenze epidemiologiche sugli end-points più sensibili, tra cui non va trascurata la sfera riproduttiva.
In particolare, dal piano di campionamento alimentari risultano esclusi matrici rilevanti ai fini dell’esposizione, quali vino e birra locali, selvaggina, e molluschi, per i quali esistono evidenze indirette (autocontrolli) e di letteratura di contaminazioni di rilevanza in base ai consumi. Non a caso, negli studi di biomonitoraggio condotti dall’ISS unitamente alla somministrazione di questionari di abitudini alimentari, c’era una associazione tra livelli elevati di PFAS nel sangue e consumo di alcolici. Da ricordare che i processi di fermentazione microbica poi sono in grado di liberare i PFAS noti, da precursori , quali quelli presenti sotto forma di fluorotelomeri e di ammidi, più difficilmente analizzabili, e che possono tra l’altro essere presenti come surfattanti/emulsionanti, nei prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura, e nei biocidi.
In questo, come segnalato in un corso ECM recente tenutosi presso l’ordine dei medici di Vicenza, laddove non riconosciute tempestivamente tutte le sorgenti di esposizione, c’è il rischio di prolungare oltremodo la curva di deplezione dei PFAS dal sangue delle persone esposte, per farla rientrare sotto i 10 ng/mL che oggi vengono indicati come carico corporeo senza effetti. In questo, da notare, che utilizzando i dati tossicocinetici di EFSA sul PFOA, non c’è congruenza tra le stime di dose interna (biomonitoraggio) e dose esterna (stime di assunzione alimentare) nel caso Veneto, ben oltre le incertezze (ormai ridotte) del modello. Questo vuole dire che non tutte le sorgenti di esposizione (alimentare e non) sono state ben caratterizzate.
Il contesto Internazionale:
Sia in Germania, che in Belgio, nelle aree che riconoscono una contaminazione industriale da PFAS, le Autorità trovano difficoltà a ridurre l’esposizione nel biota e nell’uomo, date appunto le caratteristiche di persistenza ambientale e di mobilità, tenendo conto che appunto dalla riserva ambientale dei PFAS per processi di degradazione naturali e/o dovuti a tecniche di depurazione, I PFAS possono passare facilmente da un comparto ambientale all’altro, trasformandosi in composti a più breve catena, ma per questo più mobili e più biodisponibili.
Per chi ne volesse sapere di più:
Corso di Formazione Ordine dei Medici di Vicenza
Das PFAS Dilemma in Mittelbaden (in tedesco): https://pfas-dilemma.info/
Organizzazione Mondiale della Salute – OMS: ARC Monographs evaluate the carcinogenicity of perfluorooctanoic acid (PFOA) and perfluorooctanesulfonic acid (PFOS)