Alda Vanzan, il Gazzettino. II coordinatore veneto di Forza Italia Marco Marin non batte ciglio, ma i colonnelli di Forza Italia non ci stanno: il rapporto ventilato dal governatore Luca Zaia per la formazione della nuova giunta regionale non convince né gli eletti nè chi a palazzo Ferro Fini non è entrato ma potrebbe essere coinvolto come assessore esterno. E come se non bastasse, sulla composizione del consiglio regionale incombono nuovi ricorsi.
CENCELLI – In casa degli azzurri si sostiene che Zaia ha sbagliato i conti: se il rapporto è 1 assessore ogni 3 consiglieri, Forza Italia con 3 consiglieri ha sì 1 assessore, ma allora la Lista Zaia e la Lega che insieme hanno 23 eletti (24 con Zaia) possono avere al massimo 8 assessori.
E il decimo a chi va? Lega e Lista Zaia vogliono pigliare tutto, governatore, vicepresidente di giunta, l’assessore in più e pure il presidente del consiglio regionale? Non solo: il consiglio che viene avanzato a Zaia è che gli converrebbe coinvolgere maggiormente gli azzurri anche per garantirsi i numeri in aula. La maggioranza, infatti, è risicata: oggi 29 (con Zaia) su 51, più facile 28 se Sergio Berlato dei Fratelli d’Italia passerà all’opposizione come ritorsione per non essere stato fatto assessore.
Morale: gli azzurri si aspettano un posto in giunta (Elena Donazzan) e la presidenza del consiglio regionale (Massimo Giorgetti), oppure un secondo assessore esterno (Piergiorgio Cortelazzo, che potrebbe riabilitare il sociale dopo i disastri di Ca’ della Robinia della gestione Sernagiotto). Solo che al coordinatore del partito, Marco Marin, forte tra l’altro delle vittorie ai cinque ballottaggi di domenica, i malpancismi azzurri non risultano. Per Fi si presume dunque un assessore e la vicepresidenza del consiglio regionale. A Zaia, però, potrebbe convenire una manica un po’ più larga.
I NOMI – Luca Zaia convincerà Roberto Ciambetti a fare il presidente del consiglio regionale? O si farà convincere su un forzista? In ogni caso la vicepresidenza di opposizione del consiglio è ambitissima: oltre a Piero Ruzzante e Stefano Fracasso, non disdegnerebbero Bruno Pigozzo e Graziano Azzalin. Il posto di consigliere segretario se lo aspettano i tosiani per Andrea Bassi (che avrebbe dovuto fare il capogruppo ma poi è rientrato Maurizio Conte: l’ex assessore pare ci tenga particolarmente). Smentite invece le voci di spaccature tra i tosiani con riavvicinamenti leghisti: l’indiziato era Stefano Casali, vicesindaco di Verona, che ha negato.
GRUPPONE PD – Tre gruppi: Pd, Veneto Civico, Lista Moretti. Ma politicamente un’unica formazione che parlerà con un’unica voce. Quella di Alessandra Moretti. Così è stato deciso ieri.
I CALCOLI – Altri ricorsi in vista. In ballo c’è il “Verbale delle operazioni dell’ufficio centrale regionale” e la contestazione riguarda il Movimento 5 Stelle. L’errore sarebbe il seguente: per stabilire chi entra in consiglio si divide la cifra elettorale della coalizione per il numero dei seggi spettanti alla coalizione stessa aumentato di una unità. Per dire: nel caso della coalizione della Moretti, cui spettano 11 seggi, si è divisa la cifra elettorale per 12. Idem per Zaia: 28 seggi, divisione per 29. Idem per Tosi: 5 seggi, divisione per 6. Nel caso di Jacopo Beiti, invece, la cui coalizione si è vista attribuire 5 seggi, la divisione è stata fatta non per 6, ma per 5. Il verbale tra l’altro riporta la correzione fatta a mano.
Il Gazzettino – 19 giugno 2015