Le forme di controllo sono state attivate dalla regione in linea con le disposizioni del ministero della Salute e Oms. Zaia: “L’atteggiamento corretto è una serena e rigidamente vigile attenzione. Al momento ebola non c’è e ci sono fondati motivi per augurarci che non si presenti mai”. Come espressamente indicato dalle circolari emesse dal Ministero della Salute e dalle indicazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la direzione generale regionale della sanità del Veneto ha già attivato tutte le particolari forme di controllo previste per prevenire l’ingresso di malattie contagiose come l’ebola. Allarme dell’Organizzazione mondiale della Sanità: «È la peggiore epidemia degli ultimi 40 anni». In arrivo misure aggiuntive di contenimento.
Il sistema sanitario Veneto è anche a disposizione delle competenti autorità marittime e portuali per collaborare, se necessario, alla sorveglianza sulle porte d’accesso come aeroporti e porti internazionali e delle forze dell’ordine che vigilano contro sbarchi di clandestini sulle coste.
Come cita la circolare del Ministero della Salute inviata alle Regioni l’1 agosto, la malattia ha un’incubazione che varia da 2 a 21 giorni e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda “il rafforzamento della sorveglianza delle malattie infettive, incluse le patologie compatibili con Ebola, e l’accurata analisi di pattern insoliti di malattia allo scopo di rilevare tempestivamente l’identificazione e la segnalazione di malattie di interesse del Regolamento Sanitario Internazionale del 2005”. La stessa Oms segnala tra l’altro che il virus può rimanere attivo a livello spermatico fino a 49 giorni.
“E’ una realtà scientifica – fa notare il Presidente della Regione Luca Zaia – con la quale è meglio confrontarsi seriamente, evitando infondati allarmismi, anche a livello delinquenziale, come quello circolato nella rete, ma anche non facendoci distrarre dagli #statesereni che secondo noi stanno circolando con eccessiva faciloneria, anche da qualche fonte sanitaria. Il giusto atteggiamento – aggiunge il Governatore – è di serena ma vigile attenzione. È quello che stiamo facendo in Veneto, ed è l’atteggiamento più confacente a non far circolare inutili timori tra la gente che, almeno qui in Veneto, deve sapere che nulla verrà nascosto e che ogni situazione verrà affrontata con tempestività e professionalità da ogni ingranaggio del sistema sanitario regionale”.
“Al momento – ha detto Zaia – ebola non c’è e ci sono fondati motivi, a cominciare dall’efficienza del nostro sistema sanitario e di controllo, per augurarci che non si presenti mai. Ma nessuno può averne la certezza assoluta, come ammoniscono anche le circolari del Ministero della Salute, quindi anche rispetto a questa malattia, come a tutte le altre che possono aver colpito o essere incubate dai migranti, l’attenzione sanitaria del Veneto è e rimarrà al massimo livello fino a cessate esigenze”.
Ebola, l’Oms: “E’ un’emergenza internazionale”
L’allarme dell’Organizzazione mondiale della Sanità: «È la peggiore epidemia degli ultimi 40 anni». In arrivo misure aggiuntive di contenimento. La Liberia dichiara lo stato d’emergenza
L’epidemia di Ebola in corso in Africa occidentale è una «emergenza di salute pubblica di livello internazionale». Lo ha deciso il comitato di emergenza istituito dall’Oms, che ha dato l’annuncio durante una conferenza stampa a Ginevra. Lo status prevede misure aggiuntive di contenimento.
In passato lo status era stato utilizzato solo per la pandemia di influenza H1N1, la cosiddetta `suina´, e poche settimane fa per la polio. «L’epidemia di Ebola in Africa Occidentale costituisce un “evento straordinario”, e un rischio di salute pubblica per gli altri Stati – hanno spiegato gli esperti del comitato, che si è riunito per due giorni – le possibili conseguenze di un’ulteriore espansione sono particolarmente serie e una risposta internazionale è necessaria. È parere unanime del comitato che siano soddisfatti i criteri per dichiararla emergenza internazionale di salute pubblica».
“LA PEGGIORE EPIDEMIA DEGLI ULTIMI 40 ANNI”
L’epidemia di Ebola in corso in Africa Occidentale è «la peggiore che si sia avuta in almeno 40 anni», ha affermato il segretario generale dell’Oms Margaret Chan aprendo la conferenza stampa a Ginevra. «Ci sono le condizioni per dichiarare l’epidemia un’emergenza di salute pubblica internazionale – ha spiegato il segretario generale dell’Oms -. Uno sforzo coordinato a livello internazionale è indispensabile per fermare la diffusione del virus».
IN LIBERIA È STATO D’EMERGENZA
In Africa, dove infuria l’epidemia di Ebola, ci si rivolge anche all’esercito per cercare di contenere i contagi. La Liberia, dove si conta poco meno di un terzo degli oltre 1700 casi registrati dall’Oms finora, è stato decretato lo stato di emergenza per far fronte all’epidemia. Posti di blocco sono stati piazzati dall’esercito nelle strade che arrivano a Monrovia dalle zone interessate dal virus, e centinaia di persone sono bloccate. L’epidemia, ha spiegato la presidente Ellen Johnson Sirleaf, «esige misure straordinarie per la sopravvivenza dello Stato. Il virus Ebola, le ramificazioni e le conseguenze della malattia costituiscono attualmente un turbamento per l’esistenza, la sicurezza e il benessere della Repubblica, rappresentando un pericolo chiaro e immediato».
STABILI LE CONDIZIONI DEL MISSIONARIO SPAGNOLO
Se in Africa il virus sembra sempre più fuori controllo dal resto del mondo le notizie sono invece positive. Sono stabili anche le condizioni del missionario spagnolo Miguel Pajares ,che ha contratto il virus Ebola in Liberia e che da stamattina è ricoverato nell’ospedale madrileno Carlo III. L’uomo, di 75 anni, non presenta emorragie, ed è in isolamento insieme ad un’altra religiosa i cui test per il momento sono negativi. Negli Usa, dove il livello di allerta da parte dei Centri di Controllo delle Malattie (Cdc) è stato alzato su richiesta dell’Oms, migliorano le condizioni del medico e dell’infermiera infetti curati con un siero sperimentale ad Atlanta, mentre i test su tutti gli altri casi sospetti hanno dato esito negativo. Proprio i due operatori sono gli unici che si sono infettati tra il personale sanitario straniero che è arrivato in Africa, mentre tra gli operatori locali il bilancio è ben più pesante. «Le ultime cifre che ci risultano – afferma una portavoce dell’Oms – sono di 100 operatori infettati nei 4 paesi colpiti, di cui 50 morti. Tutti fanno parte degli staff nazionali, eccetto i due operatori di Samaritan Purse».
Qs e La Stampa – 8 agosto 2014