È scattato lo stato di preallerta Ebola all’aeroporto Marco Polo. Anche se non ci sono voli diretti verso i paesi dell’Africa dove il virus si sta diffondendo, il ministero della Salute ha ritenuto opportuno contattare le Regioni, le Usl e tutti gli scali internazionali facendo rinnovare i protocolli di isolamento.
Come per la Sars e l’aviaria in passato, il punto medico dell’aeroporto di Venezia ha avviato le procedure per formare il cordone sanitario qualora si verificassero casi sospetti e scattasse l’emergenza, mentre i due ospedali di Venezia e Mestre hanno a disposizione otto posti letti. Lo schema scatta non appena un passeggero allo sbarco dall’aereo denuncia sintomi compatibili con la malattia. In questo caso l’unità medica aeroportuale è pronta a isolare la persona mentre arriva il Suem per l’immediato trasporto in ospedale.
«L’isolamento è anche di natura precauzionale su pazienti che negli ultimi 21 giorni possono aver avuto contatti con il virus e che ne presentano i sintomi – spiega il primario del reparto di Malattie Infettive Enzo Raise – poi saranno gli esiti degli esami ematici a dare il verdetto». In ogni caso al sospetto infetto viene fatta indossare una mascherina chirurgica per evitare che attraverso la tosse possano sfuggire gocce di sangue, scongiurando così il rischio contagio che per il virus dell’ebola avviene per contatto diretto e non per via aerea. Il Suem lo carica in ambulanza, con tutte le precauzioni del caso, per trasportarlo in una delle otto stanze ad isolamento presenti tra Venezia e Mestre, cinque all’Ospedale all’Angelo e tre al Civile. Nel frattempo in aeroporto i passeggeri e il personale di bordo che è stato in contatto con la persona viene schedato e visitato. Tra le prime cose da fare al paziente c’è un prelievo ematico da inviare al laboratorio Spallanzani di Roma, l’unico abilitato per questo tipo di analisi.
«Nel frattempo che arrivano i risultati – aggiunge Raise – il paziente resta ricoverato nelle stanze ad alto isolamento, caratterizzate per una pressione inferiore che rende impossibile al virus uscire dalla stanza. Ci sono 12 ricambi d’aria ogni ora, i filtri Hepa bloccano la possibilità che il virus esca dall’ambiente». Nessuno può entrare in contatto con il paziente.
I protocolli prevedono che il personale indossi copricapo con visiera, mascherine, camici impermeabili, guanti. Ogni stanza ha una zona filtro per la vestizione, e una vetrina con telefono con cui il paziente può comunicare con i parenti. Niente paura però, precisa il primario: «Il rischio a Venezia è altamente improbabile ma se arriva siamo attrezzati a isolarlo. Proprio in questi giorni il ministero della Salute ha diffuso una serie di circolari che definiscono le procedura da adottare già in aeroporto e alcuni volantini che forniscono indicazioni di base alle persone che sono dirette o che arrivano dai Paesi a rischio quali Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria.
Le procedure sono molto simili a quelle che scattarono con l’Aviaria e la Sars, ma anche, è successo l’anno scorso, con la meningite, più contagiosa dell’Ebola perché si trasmette per via aerea. (Elisa Lorenzini – Corriere del Veneto)
Allarme Oms sul virus Ebola: «Epidemia sottostimata». Secondo Msf sei mesi per controllarla
«Gli esperti inviati sul posto evidenziano come il numero di casi e di decessi riportati sottostimando ampiamente l’ampiezza dell’epidemia». L’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme sul virus Ebola che dall’Africa occidentale minaccia di propagarsi: quei 1.975 casi e 1.069 decessi registrati finora nei quattro Paesi epicentro della crisi (Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone) – ammette – sono in realtà molti di più.
La risposta internazionale
L’Oms sta coordinando un’accelerazione della risposta internazionale mettendo insieme il supporto dei singoli Stati, delle agenzie sanitarie e delle istituzioni sotto l’ombrello del sistema delle Nazioni Unite. Non sarà un lavoro breve. «Ci aspettiamo che l’epidemia continui per qualche tempo», dicono a Ginevra, senza fare previsioni più precise. Nel frattempo il World Food Programme sta utilizzando la sua logistica ormai testata per assicurare cibo a quel milione di persone bloccato nelle aree in quarantena. Le forze direttamente sul campo sono ovviamente le più preziose: l’Oms sta mappando le aree colpite per intervenire tempestivamente e capire chi necessita di protezioni.
I viaggi aerei non sono un pericolo
Ieri la Korean Air Lines ha deciso di sospendere i voli verso il Kenya, Paese definito «ad alto rischio» dall’Oms anche se ancora non sono noti casi di contagio. La scelta della compagnia è stata salutata con «delusione» dall’Organizzazione che in un tweet ha osservato come sia «difficile salvare vite se noi e altri operatori sanitari non riusciamo a raggiungere» i Paesi colpiti. L’Oms ha precisato che, a differenza di altre malattie, come l’influenza e la tubercolosi, «i viaggi aerei non rappresentano un alto rischio per la trasmissione di Ebola» che si trasmette soltanto attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei di un malato. Nessuna restrizione ai viaggi e al commercio è dunque raccomandata.
Vietati i Giochi olimpici della gioventù agli atleti dell’area
Niente Nanchino 2014 per gli atleti provenienti dai Paesi colpiti dall’epidemia: lo ha stabilito il Comitato olimpico internazionale. I comitati di Sierra Leone e Nigeria avevano comunque già ufficializzato ieri la rinuncia dei rispettivi team, a causa del trattamento riservato loro in Cina. «I nostri atleti – ha raccontato il dirigente della spedizione nigeriana Gbenga Elegbeleye, sono stati allontanati dagli altri, e isolati. Successivamente è stato impedito loro di allenarsi».
La presidente di Msf: sei mesi per contenere l’epidemia
Per la presidente di Medici senza frontiere, Joanne Liu, «ci vorranno circa sei mesi per contenere l’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale» e una leadership più forte da parte dell’Oms» perché «la situazione si deteriora più velocemente della nostra capacità di fronteggiarla». Dopo un viaggio di dieci giorni nella regione, Liu ha osservato che «se non stabilizziamo la Liberia non stabilizzeremo mai l’intera area». E ha auspicato l’invio di più esperti nelle aree colpite.
Moody’s: sull’economia «gravi ripercussioni»
Uno studio dell’agenza Moody’s stima in 12 milioni di dollari le spese dovute all’epidemia in Liberia nel secondo trimestre e pronostica che aumenteranno inevitabilmente con il diffondersi della malattia. «L’aggravarsi dell’epidemia – segnala il documento – rischia di avere un impatto finanziario diretto sui budget dei Governi attraverso un aumento delle spese per la salute». Secondo una prima stima del Fondo monetario internazionale le stime di crescita dei Paesi coinvolti andranno riviste al ribasso: la Guinea vedrà un Pil in aumento del 3,5% e non del 4,5%, la Liberia dovrà abbassare la stima di crescita del 5,9% e la Sierra Leone rallenterà dopo la crescita record dello scorso anno del 13%. (Il sole 24 Ore)
16 agosto 2014