«Ripiano perdite delle aziende sanitarie del veneto per l’esercizio 2010». A Venezia hanno già spiegato che la delibera approvata in Giunta non è che l’atto formale ufficiale che chiude i conti 2010
E che questi chiudono in pareggio lo ha certificato il famoso “tavolo Massicci” (dal nome del dirigente) del Ministero delle finanze.
Tutto ok? Il consigliere regionale Stefano Fracasso (Pd) sottolinea che comunque in quella delibera fatta approvare dall’assessore alla sanità Luca Coletto emergono novità di non poco conto. Un primo punto è che dalla cifra del deficit finale vengono tolti 230 milioni di ammortamenti, vale a dire di costi legati agli investimenti fatti dalle singole Ulss, «e come noto già da quest’anno con 41 milioni, e così via per i prossimi anni, siamo costretti a stanziare una cifra dal bilancio regionale “non sanitario” per coprire appunto i costi degli ammortamenti delle Ulss rimasti non conteggiati nei bilanci di questi anni».
Ma quello che più colpisce, sottolinea Fracasso, è la “geografia” dei deficit. «Le sole Ulss veneziane mettono assieme il 50% del rosso totale del Veneto: circa 126 milioni. Se si aggiungono poi le veronesi viene fuori un altro quarto della cifra globale: 58 milioni. Poi c’è Rovigo con -29 milioni e Padova con -21. Infine restano i -4 milioni di Vicenza e i -2 di Belluno, mentre le altre Ulss sono a posto. Ma vogliamo capire – sottolinea Fracasso – se nelle Ulss che fanno quadrare il bilancio ci sono poi problemi nel garantire i servizi essenziali, dovuti proprio al troppo stringere i cordoni della borsa, mentre altrove non si bada ai limiti di bilancio e si accumula deficit. A Roma invochiamo il federalismo, ma è importante che i costi-standard siano applicati in modo omogeneo pure in tutto il Veneto».
Il Giornale di Vicenza – 16 dicembre 2011