I conflitti che lacerano la Lega minacciano la maggioranza di centrodestra che regge la Regione?
timore è fondato tanto che Luca Zaia, pur escludendo contraccolpi sulla tenuta della giunta, ricorda che «Tutti i consiglieri si sono presentati ai veneti con un progetto amministrativo chiaro» e avverte: «Io sono lì a fare Catone il censore, cioè a controllare che gli eletti mantengano la parola data ai cittadini». Aldilà dei proclami, però, la situazione si è fatta delicata. Il gruppo leghista, originariamente composto da 20 consiglieri, sta perdendo i pezzi: prima c’è stata la presa di distanza di Sandro Sandri, poi l’espulsione di Santino Bozza e la richiesta di un analogo provvedimento nei confronti di Giovanni Furlanetto, infine le sanzioni verso Vittorino Cenci e Cristiano Corazzari. Tutti bossiani della vecchia guardia, tutti – in fondo – fedeli a Zaia, al quale difficilmente negheranno il sostegno. Ma cosa accadrà se dovessero riunirsi in un gruppo autonomo? Non è tutto. Le insidie al governatore arrivano soprattutto dai tosiani, ora in netta maggioranza sia nell’assemblea del Veneto che nella stessa giunta. Un’avvisaglia in tal senso – indolore ma significativa – si è avuta in occasione della nomina dei tre “grandi elettori” che voteranno il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale: Zaia, vittima del fuoco amico, ha ricevuto soltanto 23 voti, assai meno dell’ecumenico presidente del Consiglio, il pidiellino Clodovaldo Ruffato che ne ha collezionati 37. Il clima, insomma, è teso. E lo stesso Pdl, partner-concorrente, guarda con preoccupazione alla deriva padana in atto: ne hanno discusso Alberto Giorgetti e Marino Zorzato, coordinatore e vice degli azzurri, concordi nell’auspicare che l’alleato esca dal vortice dei veleni e ritrovi compattezza. In ballo c’è anche la tenuta elettorale della coalizione in vista degli appuntamenti di maggio, a cominciare dalle comunali di Treviso e Vicenza dove il Pdl sostiene i candidati leghisti Giancarlo Gentilini e Manuela Dal Lago.
Il Mattino di Padova – 16 aprile 2013