Molte conferme nelle liste. Fuori Castro, Brancher, Bellotti e Ascierto. Non c’è Franceschi, patron di Grafica Veneta
VENEZIA — Primi. Magari non in Veneto, ma di certo come veneti. Perché ieri i coordinatori del Pdl Marino Zorzato e Alberto Giorgetti sono tornati a casetta con le liste pronte per l’appuntamento elettorale, mentre gli altri coordinatori regionali stanno ancora facendo a cazzotti per stabilire chi merita i primi posti in lista, quelli più ambiti fino a quando la regola vigente sarà quella del porcellum che non ammette preferenze.
E con venti sindaci, quaranta amministratori e un terzo di donne — che dà sempre la sensazione di rinnovamento per tutti i partiti —, Zorzato e Giorgetti si dicono ampiamente soddisfatti del risultato delle trattative visto che la pattuglia degli eleggibili, se tutto va bene, dovrebbe portare tra Camera e Senato quattro o cinque nomi nuovi, almeno per Roma dato che in Veneto sono decisamente conosciuti.
La quasi totalità dei candidati del Cavaliere per questa tornata elettorale infatti è composta da militanti della prima ora che hanno scalato i gradini del partito passo a passo diventando consiglieri, sindaci, coordinatori provinciali o comunali. È il caso del sacconian-sernagiottiano Franco Chies che con il suo quinto posto nella circoscrizione di Veneto 2 è stato preferito al senatore Maurizio Castro, sacrificato sull’altare degli equilibri trevigiani del partito. Anche al quarto posto, sempre per Veneto 2, c’è un altro militante di lungo corso il veneziano Michele Zuin (capogruppo in consiglio comunale a Venezia) che però, qualche anno fa un’altra passeggiata per Montecitorio l’aveva già fatta. E se tra Veneto 1 e il Senato i nomi nuovi (per Roma) si trovano dal quinto posto in poi (che tradotto significa che metteranno piede nel Transatlantico solo se il Pdl andrà meglio degli attuali sondaggi), ai primi posti di tutte le circoscrizioni ci sono i ministri uscenti (Sacconi, Brunetta e Galan) e gli avvocati del capo supremo (Ghedini, Paniz, Longo).
«Abbiamo scelto coordinatori e amministratori perché di fatto sono i nostri vincitori delle primarie — spiega Zorzato — sono le persone votate durante i congressi e dagli elettori ed è tutta gente che non vive di politica, ma che ha un mestiere o una professione e che si è spesa in questi anni per il partito». È così per il vicepresidente della Provincia di Vicenza Dino Secco, per il sindaco di Cerea Paolo Marconcini e per il vicecoordinatore di Padova Luca Ruffin (Veneto 1) e anche per il segretario di Padova Marco Marin, il vicecoordinatore di Vicenza (ed ex parlamentare anche lui) Pierantonio Zanettin e il vicepresidente della Provincia di Venezia Mario dalla Tor (Senato). Quello che apparentemente manca nelle liste del Pdl invece è la cosiddetta società civile. Se è vero che Ilaria Capua ha preferito saltare sul carro di Monti che su quello di Berlusconi, l’unico che si era apertamente offerto di sostenere il Cavaliere, Fabio Franceschi di Grafica Veneta, è stato lasciato a casa per consentire la candidatura dell’ex ministro Maurizo Sacconi, inizialmente traballante.
Salvata, ma un po’ sommersa (vista la posizione) Elisabetta Casellati che ha ottenuto una deroga per trovare un posto in Senato tra Marin e dalla Tor. Non sono finiti nel limbo delle elezioni invece altri quattro esponenti di spicco del partito di Berlusconi, Aldo Brancher, Filippo Ascierto e Luca Bellotti (quest’ultimo scappato con Fini e poi tornato all’ovile) che restano al momento senza alcun incarico di partito. Paracadutati in Veneto invece Katia Polidori premiata per aver fatto parte dei responsabili che salvarono il governo dopo lo strappo di Fli e l’ormai storico esponente del Pdl Valentino Valentini.
La faccenda però non tocca Venezia visto che il coordinatore Alessandro Danesin ci tiene a sottolineare che le richieste della laguna (Dalla Tor e Zuin) sono state accolte e che i due veneziani (a cui si aggiunge Brunetta) «si trovano in buona posizione».
In realtà perché il Pdl possa contare su diciassette parlamentari (sono 24 quelli uscenti) e spedire a Roma i cosiddetti nomi nuovi dovrebbe portare a casa la maggioranza in Senato conquistando il premio che consentirebbe di fare sette o otto senatori (a seconda che i loro alleati leghisti facciano più o meno voti di loro, visto che il premio totale è quindici senatori). È invece più probabile che il totale degli eletti del Pdl (stando agli attuali sondaggi) sia alla fine undici, totale che assicurerebbe il posto solo a Ghedini, Sacconi, Bonfrisco, Zanettin, Brunetta, Valentini, Paniz, Galan, Giorgetti, Longo, Milanato (e che lascerebbe fuori, per esempio Elisabetta Casellati).
Comunque vada, in parlamento il Pdl conferma la sua squadra di padovani, da sempre la maggioranza dei candidati in Veneto, restituendo centralità nel partito al ruolo di Giancarlo Galan. «Di fatto non sono mai stato in parlamento tranne una breve parentesi all’inizio dell’avventura di Forza Italia nel 1994 — dice l’ex governatore del Veneto, sono orgoglioso che Berlusconi abbia confermato la sua fiducia candidandomi capolista al Camera». Di certo questa volta, Galan sarà di nuovo accanto al Cavaliere quando verrà in visita a Padova nelle prossime settimane dopo la chiusura delle liste per il gran tour della campagna elettorale. Un tour che attraverserà soprattutto le regioni ritenute decisive per vincere o pareggiare in Senato: il Veneto, appunto, assieme a Lombardia, Campania e Sicilia.
Alessio Antonini – Corriere del Veneto – 18 gennaio 2013