Il Corriere del Veneto. I dati dell’epidemia, tra contagi e ospedalizzazioni, continuano a migliorare significativamente e se il trend proseguirà così, dal 7 giugno il Veneto sarà «zona bianca» insieme a Liguria, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise (le ultime tre potrebbero anticipare addirittura al primo giugno). L’ha deciso la cabina di regia presieduta dal premier Mario Draghi, alla quale ha partecipato anche il Comitato Tecnico Scientifico, riunita ieri pomeriggio per mettere a punto il decreto sulle riaperture. Il dato preso in considerazione è quello del’incidenza settimanale dei positivi ogni 100 mila abitanti: la zona «bianca» scatta sotto la soglia di 50 e in Veneto siamo a 55.
La nostra regione era stata inserita in «zona gialla» dal primo decreto sull’Italia «a colori», firmato dall’allora premier Giuseppe Conte il 4 novembre, e di lì non ne è più uscita, in un continuo saliscendi in «arancione» e «rosso», che stanno ad indicare l’allerta massima e dunque le massime restrizioni, fino al culmine patito con la seconda ondata di novembre e dicembre. Dal 7 di giugno, passando a quel «bianco» finora sperimentato solo dalla Sardegna a inizio marzo (con esiti infausti visto che tre settimane dopo è passata dritta al «rosso»), il Veneto potrà dire addio al coprifuoco e a tutti gli altri divieti; in pratica si dovranno rispettare solo l’obbligo della mascherina, il distanziamento sociale e la sanificazione delle mani. Per il resto, liberi tutti e tutto aperto. Fino ad allora, però, resteranno valide le regole fissate dal decreto sulle riaperture varato ieri, dunque coprifuoco dalle 23 già da oggi, centri commerciali okay nei fine settimana dal 22 maggio, palestre riaperte dal 24 maggio, consumazione al bancone consentita dal primo giugno e sempre dal primo giugno via libera ai ristoranti al chiuso, sicuramente a pranzo, molto probabilmente a cena. Sempre il primo giugno potranno riaprire gli stadi, ma con capienza ridotta. Matrimoni, piscine, sale gioco e casinò, parchi tematici e congressi, che per decreto vedrebbero la loro ripartenza posticipata chi al 15 giugno chi al primo luglio, nel Veneto «bianco» riapriranno come detto il 7 giugno. Una wild card che non varrebbe invece per le discoteche, siano all’aperto o al chiuso, che dovrebbero comunque rimanere chiuse in tutte le regioni, comprese quelle bianche.
Proprio alle discoteche, settore che conosce bene per averci lavorato in gioventù, il presidente della Regione Luca Zaia ha dedicato ieri un appello: «Solo chi non conosce quel mondo può pensare sia “divertimento e sballo”; ci sono dietro un indotto milionario e migliaia di lavoratori, specie in Veneto dove i locali sono parte integrante dell’offerta turistica. Io dico: mettiamoli alla prova, loro sono disponibili a qualunque soluzione». Resta comunque la soddisfazione per il traguardo più generale finalmente raggiunto grazie al cambio dei parametri di riferimento, dall’indice Rt all’incidenza dei contagi: «Diciamo che siamo sulla buona strada, i sacrifici sono stati premiati – commenta Zaia -. Adesso bisogna assolutamente insistere, non abbassiamo la guardia: “pancia a terra” e lavorare affinché l’incidenza sotto i 50 casi su 100.000 abitanti resti tale o migliori ancora».
Già in mattinata, quando evidentemente immaginava la buona notizia arrivata nel pomeriggio, Zaia aveva sferrato un durissimo attacco alle «Cassandre» che nelle scorse settimane, dopo le prime riaperture del 26 aprile, avevano profetizzato un’impennata di contagi e terapie intensive di nuovo piene: «Si sono giocati tutte le fortune per far sì che la sfiga ci piombasse addosso, hanno scommesso contro la comunità lanciando messaggi che hanno prodotto un danno enorme sul piano economico. La verità è che sono stati tutti sbugiardati». Nel mirino del presidente, anche se non lo nomina mai, c’è ancora una volta il professor Andrea Crisanti, uno dei massimi esponenti dell’ala «rigorista» insieme al professor Massimo Galli: «Io sono sempre stato coerentemente avverso al rischio mio e degli altri – dice Crisanti – Se mi sento smentito dai numeri in discesa? A parte che occorre aspettare ancora un po’ per una valutazione su numeri ed effetti delle riaperture, non è che si ha ragione o torto a seconda della previsione. Stiamo prendendo misure di sanità pubblica: se anche i numeri mi smentissero, avrei avuto ragione nell’avere una posizione contraria al rischio».
Intanto, in linea con l’atteggiamento «aperturista», l’avvicinarsi dell’estate e della stagione turistica spinge la Regione ad adottare soluzione creative per aiutare un comparto che valeva in Veneto, prima del Covid, circa 20 miliardi di euro. Così, dopo le corsie prioritarie nella vaccinazione per gli stagionali (le Usl stanno raccogliendo le pre-adesioni dalle associazioni di categoria) e la disponibilità a garantire ai turisti il richiamo lontano da casa (l’ha ribadita ieri il presidente Luca Zaia, anche se ancora non si sa né dove, né come, si attende un accordo nazionale), ora la direttrice del Dipartimento di prevenzione Francesca Russo firma una circolare che consentirà di anticipare il richiamo di Pfizer e Moderna da 42 a 35 giorni nel caso di comprovate esigenze di lavoro o di vacanza. «Dovrà essere il cittadino ad avanzare richiesta all’Usl o al medico di base, spiegando le ragioni dell’anticipo» dice Zaia. Ma lo spettro, come ha precisato lo stesso presidente, è ampissimo: «Potrebbe essere anche la partecipazione ad un matrimonio».