Il governatore ha annunciato come imminente una nuova ordinanza restrittiva che potrebbe entrare in vigore venerdì. Tra le misure vi sarebbe il divieto di spostamento tra Comuni nel fine settimana. Un giro di vite chiesto dai sindaci. Sempre ieri l’Iss ha evocato l’anticipo di misure più restrittive per il Veneto.
Quella del Veneto verso la «fascia arancione», la classificazione che impone la chiusura di bar e ristoranti per tutto il giorno e il divieto di spostamento tra Comuni, sembra una marcia lenta ma inesorabile. Ogni giorno si aggiunge un’anticipazione, un retroscena, un’indiscrezione che indica esattamente in quella direzione e d’altronde che il quadro epidemiologico sia in via di peggioramento lo conferma lo stesso governatore Luca Zaia che non a caso ieri, dopo averla a più riprese minacciata, ha annunciato come imminente (oggi, al più tardi domani) la firma di una nuova ordinanza restrittiva che potrebbe entrare in vigore già venerdì.
Tra le misure in via di adozione vi sarebbe proprio il divieto di spostamento verso Comuni diversi da quello di residenza, ma limitatamente ai fine settimana. Un giro di vite fortemente chiesto dai sindaci che di fatto sa di anticipazione proprio della «fascia arancione». Quindi l’ingresso contingentato ai mercati, il divieto di apertura sempre nei fine settimana per le medie e grandi superfici di vendita (così da sanare il vuoto normativo lasciato dal Dpcm che si limita ai soli centri commerciali, ricomprendendo templi dello shopping domenicale com Ikea a Padova o l’Outlet di Noventa), indicazioni puntuali sull’uso della mascherina per stanare chi, ad esempio, la tiene abbassata passeggiando con la scusa di una sigaretta. «Chi pensa di fare il furbo avrà brutte sorprese – aveva anticipato nei giorni scorsi Zaia – altroché mascherine calate sotto il naso o messe sul mento». Multe salate convinceranno gli ultimi irriducibili.
«Stiamo cercando in ogni modo di contemperare le esigenze della salute con quelle dell’economia – spiega il presidente di Anci Veneto Mario Conte, sindaco di Treviso – ma in giro vediamo troppa gente indisciplinata. Non ci saranno interventi sui plateatici ma contro assembramenti e gite fuori porta, quello sì». Gli fanno eco il sindaco di Padova Sergio Giordani e quello di Vicenza Vincenzo Rucco: «È il momento di compiere insieme le scelte giuste per tutelare la salute pubblica» (Giordani); «Le misure saranno prese dal presidente del Veneto e applicate su tutto il territorio regionale, dopo ulteriori confronti con le Regioni confinanti inserite nella fascia gialla come il Veneto, ovvero Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia» (Rucco).
Zaia è perentorio: «Non saremo l’orchestrina che suona mentre il Titanic affonda, avanti con questi numeri la “fascia rossa” è inevitabile, altroché “arancione”. Il lockdown totale non è più così improbabile. Vogliamo arrivare a quel punto? Mi ha chiamato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sapere come stanno andando le cose e io non ho potuto che ripetergli ciò che dico da giorni: la pressione sugli ospedali sta salendo, siamo preoccupati anche se la situazione resta sotto controllo. C’è chi mi dice: ma se sto al bar alle 17, con gli amici distanziati, tutti con la mascherina, rispetto il Dpcm… Ho capito ma c’è bisogno dei divieti per non ficcarsi nel mezzo di un assembramento che poi ti porta in ospedale? Dai su, un po’ di senso civico. Chiedo a tutti di tirare il freno durante il fine settimana». E che sia qualcosa di più di un cortese invito, lo dimostra la circolare del ministero dell’Interno che ha ordinato a tutte le prefetture la convocazione d’urgenza dei Comitati per l’ordine e la sicurezza, con l’esplicita esortazione a valutare insieme ai sindaci «l’interdizione di strade o piazze potenzialmente interessate dal fenomeno» degli assembramenti, specie nei centri storici, sui sentieri di montagna, sui lungomare.
Sempre da Roma cresce il pressing degli scienziati sulla politica affinché faccia fare anche al Veneto, come a Campania, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, il fatidico salto di fascia: «Sulla base dell’ultimo monitoraggio – ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro – ci sono 4 regioni che vanno verso il rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive». Parole inequivocabili, che hanno costretto il ministero della Salute ad una precisazione (pare perorata dai presidenti di Regione) via Ansa: «Nessuna nuova ordinanza è prevista – si legge -. I dati del monitoraggio avvenuto ieri (lunedì, ndr .), hanno portato ad un’ordinanza già firmata dal ministro Speranza. Non sono previste altre ordinanze prima di ulteriori esiti del monitoraggio». Il che, ovviamente, non significa che il provvedimento non arrivi a stretto giro, forse già venerdì. Se così fosse, supererebbe l’ordinanza di Zaia dal momento che come detto la «fascia arancione» imporrebbe il divieto di spostamento tra Comuni per tutta la settimana e non solo il sabato e la domenica (con le eccezioni del lavoro, della scuola, della salute), oltre alla chiusura tutto il giorno e tutti i giorni per bar, ristoranti, pub, gelaterie e pasticcerie.
Il clima, intanto, si fa sempre più incandescente. Dopo le minacce di morte ricevute da Zaia, ieri sei striscioni contro il presidente del Veneto e il governo Conte sono stati appesi dai militanti di Forza Nuova a Verona, Venezia, Rovigo, Padova, Belluno e Treviso. Zaia è accusato dal movimento di estrema destra di non «smarcarsi da questo governo di emissari rispondenti ad ordini extra nazionali».
Il Corriere del Veneto