Non potevano fare altrimenti, perché il finanziamento aveva già avuto il via libera dal consiglio regionale nel bilancio di previsione e loro erano chiamati a dargli soltanto esecuzione. E però pure tra i membri dell’Ufficio di presidenza qualcuno ha alzato un sopracciglio quando nei giorni scorsi si è trattato di approvare l’ennesimo contributo annuale all’associazione degli ex consiglieri.
Non una grande cifra, per carità: 35 mila euro (anche se loro a settembre ne avevano chiesti 46.800), ma comunque una nota stonata nel quadro dei risparmi disperatissimi avviati da Palazzo Ferro Fini negli ultimi tempi. Soprattutto alla luce dell’attività svolta: stando al sito dell’associazione presieduta da Aldo Bottin, l’evento principale (l’unico?) allestito dal consesso degli ex consiglieri è il «Premio per tesi di laurea», 7.500 euro spartiti fra tre benemeriti studenti che con i loro scritti hanno offerto «contributi originali alla conoscenza del Veneto». Poco si sa, invece, di come si sia dato corpo alle altre finalità dell’associazione, che per statuto vanno dal «mantenere vivi i vincoli che unirono i consiglieri nell’operare per l’interesse delle popolazioni venete» , fino al tenerli informati sulla febbrile attività della Regione. Posto che la sede è gratuita (si tratta di una stanza nel vicino Palazzo Torres Rossini), di fatto la quasi totalità del contributo è assorbita dallo stipendio di una segretaria. «Non voglio dire che ci siano sprechi, per carità – avverte il presidente del consiglio Clodovaldo Ruffato – però credo che dal primo gennaio 2014 rivedremo radicalmente le modalità di sostegno all’associazione. Questo sarà l’ultimo contributo. I tempi sono cambiati e tutti si devono adeguare».
Probabilmente si procederà con il distacco part-time di un dipendente già in forze a Palazzo Ferro Fini mentre si chiederà agli ex consiglieri di sostenere le loro iniziative con le quote associative, che gravano comunque su vitalizi di assoluto rispetto. Il rischio, sennò, è di alimentare quel «partito dell’abolizione totale» che già nel marzo scorso raccolse in aula consensi bipartisan, nonostante la bocciatura dell’emendamento firmato dall’Idv Gennaro Marotta: «Penso che un ex consigliere che voglia ancora dare il suo apporto, dopo aver passato qui una, due, tre legislature, possa farlo gratuitamente – disse all’epoca Marotta -. Non si deve monetizzare sempre tutto, volontariato incluso».
L’Ufficio di presidenza (che per inciso ha restituito 21.123 euro sui 56.800 stanziati nel 2012 per le sue spese di rappresentanza) ha poi stabilito gli stipendi dei responsabili dei gruppi, che qualcuno malignamente apostrofa come «i capi dei portaborse» ma che sempre più, all’ombra del Palazzo, ricoprono ruoli chiave sul piano delle strategie, delle consulenze tecniche e della comunicazione. Ebbene, sono stati parificati ai dirigenti di ruolo con una media dei compensi di questi ultimi, sicché dal primo settembre ricevono 84.098 euro lordi l’anno (un consigliere viaggia tra i 133 mila e i 162 mila euro lordi), che scendono a 80.165 euro per i vicari (ma solo nei gruppi più grandi). «Sono più o meno gli stessi soldi che prendevano prima della riorganizzazione – spiega il consigliere segretario Moreno Teso -. Avranno avuto un aumento al massimo di 50 euro, che non copre neppure l’inflazione visto che gli stipendi erano fermi da anni». Aggiunge Ruffato: «Su questo fronte non temiamo critiche, perché i budget sono contingentati. Ad ogni gruppo vengono assegnati ogni anno un tot di soldi per il personale (si va dai 592 mila euro della Lega ai 196 mila euro dei monogruppi, ndr.). Quelli sono e quelli restano, per cui se si spende di più per un dirigente, poi si deve stringere la cinghia sulle segretarie».
Corriere Veneto – 10 novembre 2013