Le autorità sanitarie di tutto il mondo hanno gli occhi puntati sulle tre varianti del Covid-19 che preoccupano maggiormente: sono chiamate convenzionalmente «inglese», «sudafricana» e «brasiliana», dal luogo in cui sono state individuate per la prima volta. Non sono le uniche: lo sforzo di sequenziamento genetico del virus SARS-CoV-2 viene implementato in queste settimane in molti Stati e nuove mutazioni sono già oggetto di particolare attenzione, come in Francia e California.
Tra le migliaia di mutazioni del coronavirus poco significative, si cercano quelle che possono dare al patogeno un qualche vantaggio nella diffusione, solitamente collocato nella posizione della proteina spike, che permette di legarsi alle cellule umane. Mentre la corsa al vaccino si fa sempre più impellente, da più parti arriva l’appello a non allentare le misure restrittive o di distanziamento, perché globalmente la pandemia non accenna ad arrestarsi e perché, anzi, le nuove varianti sembrano essere in grado di contagiare un maggior numero di persone rispetto alle precedenti versioni del virus. Così da un lato si cerca di contrastare l’aumento notevole dei casi rilevato nei Paesi dove le varianti sembrano prevalere, dall’altro occorre monitorare la diffusione dei nuovi ceppi. In caso di focolai «senza controllo» o impennata notevole dei casi di positivi in una determinata zona, o viaggi da e verso determinati Paesi, scattano ulteriori misure.
«Dobbiamo essere molto lesti nell’identificare varianti e prendere misure di restrizione della mobilità nei posti i cui ciò dovesse accadere», ha detto ieri il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Che ha aggiunto: «La variante brasiliana preoccupa di più perché sono state segnalate delle reinfezioni». In Italia sono state segnalate già alcune decine di casi di variante inglese. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha confermato la necessità di «implementare una politica di caratterizzazione dei ceppi che vengono isolati, per avere un quadro epidemiologico ben definito della circolazione delle varianti».
Corriere.it