Il Corriere del Veneto. Torna a salire la curva dei contagi da Covid-19 nel Veneto, benché con numeri limitati: nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono quasi raddoppiati, passando da 80 a 149. E infatti la regione rientra tra le undici che a partire dal 20 giugno, secondo la sorveglianza elaborata per il periodo 1 giugno–7 luglio dall’Associazione italiana di Epidemiologia, indicano una tendenza all’aumento delle diagnosi. In particolare dal 30 giugno al 6 luglio secondo la Fondazione Gimbe il Veneto ha registrato un +64,7% di nuovi casi contro il 5% di media nazionale, toccando i 95 tamponi positivi ogni 100mila abitanti. E’ l’incremento più significativo dopo il +197% delle Marche. Nelle altre nove regioni «sorvegliate speciali» (Abruzzo, Campania, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Toscana e le Province autonome di Trento e Bolzano) l’aumento è contenuto tra il 7,4% e il 25,5%.
Ma c’è di più: il Cnr ha inserito Verona e Belluno tra le 14 province che negli ultimi 7 giorni mostrano un’incidenza di tamponi positivi al Covid-19 superiore al resto d’Italia, cioè ai 10 per 100mila abitanti. Verona ne ha 22, Belluno 14. «In 28 province l’incidenza è aumentata più del 50% rispetto alla settimana precedente e in 14 la crescita supera il 100%», l’analisi del Centro nazionale ricerche, che coincide con l’ultimo report, diffuso ieri, di Azienda Zero. Il dossier segnala un incremento di focolai, legato alla variante Delta, nelle province di Belluno (sono lievitati da sei a 20 gli infetti tra i giovani che il 26 giugno avevano seguito la partita Italia-Austria su un maxischermo allestito a Feltre), Verona, Treviso e Padova. Quest’ultima ieri ha rilevato altri due cluster: uno relativo a cinque ragazzi venuti a contatto con una delle quattro ventenni rientrate infette da Barcellona e l’altro rappresentato da una famiglia. Un componente della quale ha frequentato una piscina di Abano Terme, ora sotto screening da parte dell’Usl Euganea. «La ripresa dei contagi non è legata solo alla variante Delta, certamente più diffusiva delle altre (del 60% rispetto all’inglese, secondo le prime indicazioni internazionali, ndr ) e destinata a diventare prevalente, ma anche ad altri fattori — spiega il professor Vincenzo Baldo, presidente per il Triveneto della Società italiana di Igiene e ordinario all’Università di Padova —. In questo momento i nuovi positivi al Covid-19 sono soprattutto i ragazzi tra 15 e 24 anni, perché fanno più vita sociale e non hanno ancora raggiunto un’adeguata copertura vaccinale, l’unica vera difesa contro il virus, varianti incluse». In effetti la Regione segnala che al momento solo il 18,2% dei ragazzi tra 12 e 19 anni ha assunto almeno una dose e appena l’1,8% ha completato il ciclo. Percentuali che nella coorte 20-29 anni salgono rispettivamente al 41,4% e al 12,2%.
«Ancora basse — avverte Baldo — in particolare nel periodo caldo, con l’allentamento delle misure di contenimento. Penso ad esempio all’abolizione dell’obbligo di mascherina all’aperto. Attenzione però, in caso di assembramenti come quelli visti davanti ai maxischermi per seguire l’Europeo di calcio o nei festeggiamenti di piazza per le vittorie dell’Italia, va indossata. La Delta è molto contagiosa e se non si coprono naso e bocca, non si rispettano il distanziamento sociale e l’igiene delle mani, il rischio di contagio c’è anche all’aperto». La buona notizia, per ora, è che gli attuali focolai sono stati isolati subito, grazie a un contact tracing pressante e agevolato da un numero di infetti molto contenuto rispetto ai 3400 quotidiani di quest’inverno. «Ma bisogna continuare a tracciare tutti i contatti delle persone colpite dall’infezione e a sequenziare i tamponi positivi, per rintracciare eventuali altre varianti (in Veneto è emersa pure la colombiana, ndr ) — dice il presidente di Siti Triveneto —. Sono in aumento anche i ricoveri e l’età media dei degenti è risalita a 60 anni (solo il 60% degli over 60 ha ultimato il ciclo vaccinale, ndr ), quindi dobbiamo mantenere prudenza e buon senso. Il virus c’è, e circola».
E poi c’è il nodo della riaperture delle scuole, che vede la Regione impegnata nella redazione di un protocollo per il rientro in sicurezza. «Se gli studenti vogliono tornare a seguire le lezioni in aula, auspicherei un maggior ricorso alla vaccinazione da parte loro — conclude Baldo —. L’anti-Covid protegge dal pericolo di malattia grave, e quindi di ospedalizzazione e morte, anche nel caso di varianti. Dobbiamo ricordarci quello che abbiamo passato l’anno scorso, se non vogliamo ricaderci». «La scuola italiana è in cammino — dichiara il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi — dobbiamo lavorare per tornare alla normalità. Il ritorno a scuola in presenza non è un problema solo del governo, ma un obiettivo da perseguire lavorando tutti insieme»