Via libera all’Usl unica provinciale: ieri pomeriggio il consiglio regionale ha approvato l’articolo della legge di riordino della sanità veneta che sancisce il numero delle aziende sanitarie regionali. Saranno 9 ovvero una per ogni provincia più le due «salvate» di Bassano e San Donà di Piave.
Feltre e Belluno si fonderanno nell’«Usl Dolomitica», destinata a occuparsi delle necessità dei 207 mila cittadini che vivono tra Alano di Piave e Sappada, a cui si aggiungono i bacini d’utenza di alcuni territori confinanti (Primiero e Alto Trevigiano in primis).
«La difesa della sanità – commenta l’assessore alla Specificità Gianpaolo Bottacin – si fa sui servizi sanitari e con l’attivazione di nuove tecnologie, non attraverso il numero degli abitanti che le diverse strutture possono potenzialmente servire. Pensare di mantenere delle aziende sanitarie con 80 mila abitanti era anacronistico, un modo di ragionare che non esiste più in nessuna parte d’Italia». La sanità, prosegue, «deve puntare su servizi efficaci, che si possono certo meglio attuare laddove i bacini sono più ampi e anche la sperimentazione è maggiore. I soldi risparmiati grazie alla quattro figure amministrative in meno, pari a circa mezzo milione di euro, verranno utilizzati per incrementare e potenziare i servizi sanitari della nostra provincia. C’è a chi interessano i direttori generali e a chi interessano i medici: io sto con medici e infermieri».
I sindaci, invece, stanno in trincea. «Il disappunto è forte, per Bassano si è fatta una deroga, per l’azienda di Feltre no – osserva Paolo Perenzin, sindaco di Feltre e presidente della Conferenza dei sindaci dell’Usl 2 – Chi più di noi, con il riconoscimento della valenza extra-regionale dell’ospedale, avrebbe meritato l’autonomia? La maggioranza ha votato contro il nostro emendamento, che non soltanto preservava l’Usl 2, ma chiedeva anche un coordinamento per la montagna veneta».
Ora si passa al contrattacco. «Non ci fermiamo qui, abbiamo un altro emendamento già pronto (l’ok alla riduzione delle Usl è passato, non ancora l’intera riforma sanitaria regionale che la contiene, Ndr ), in cui si chiede maggiore autonomia per i distretti sanitari. Faccio un appello ai consiglieri bellunesi Franco Gidoni e Gianpaolo Bottacin: votino a favore, si tratta di una richiesta unanime del territorio».
Michele Balen, sindaco di Cesiomaggiore e delegato alla sanità in Unione montana, dichiara «la fragilità di una legge in cui si fanno delle differenze incomprensibili: se c’è un territorio che ha diritto a maggior autonomia è la provincia di Belluno, non lo dico io ma lo Statuto regionale». Se si confermerà la linea tracciata ieri, aggiunge, «si aprirà la possibilità di ricorsi che potrebbero arrivare fino alla Corte europea. Grande è meglio? Solo una favola. Siamo disposti ad accettare una direzione strategica ridotta pur di conservare l’autonomia gestionale».
Si teme un depotenziamento dell’ospedale di Feltre, ma non solo. Tremano soprattutto i territori periferici. «Era deciso da tempo che si sarebbe arrivati all’Usl unica provinciale – ammette il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit – Ora sono preoccupato per il nostro ospedale e per quello di Pieve di Cadore. Sono inseriti in un circuito più ampio, vedranno il loro ruolo ridiscusso. Se l’ospedale di Belluno diventerà un vero hub provinciale e quello di Feltre manterrà la propria importanza, potremo continuare a gestire gli interventi più semplici. Altrimenti, rischiamo di vedere ospedali che diventano poliambulatori».
Andrea Zucco – Il Corriere del Veneto – 7 ottobre 2016