Repubblica. Il vaiolo delle scimmie è “un’emergenza globale”. Lo ha dichiarato ieri l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità. Il virus è noto dal 1970, ma fino a maggio era confinato in Africa. Per contagiarsi era necessario in genere un contatto con un animale infetto. Tre mesi fa invece ha iniziato a galoppare in tutto il mondo e a diffondersi da uomo a uomo.
Il contagio non causa una malattia grave — febbre, spossatezza, bolle, prurito e dolore — ma più di 16mila casi in 74 Paesi sono una progressione che, secondo l’Oms, non va trascurata. L’80% dei contagi è concentrato in Europa. Qui il rischio di infezione è classificato come “alto”. In Italia i casi sono 407. «La situazione è sotto costante monitoraggio, ma non si ritiene debba destare particolari allarmismi» ha dichiarato Gianni Rezza, direttore della prevenzione del Ministero della Salute.
Il comitato di esperti riunito da giovedì all’Oms non era riuscito a raggiungere un consenso sulla dichiarazione di emergenza. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha preso allora la situazione in mano: «Ho deciso di dichiarare un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale». Si tratta del livello di allarme più alto, a eccezione della pandemia. In 11 anni è stato dichiarato 7 volte: nel 2009 per la pandemia di influenza H1N1, nel 2014 per poliomielite ed Ebola e nel 2015 con Zika. L’emergenza globale ha lo scopo di rendere la distribuzione di test, antivirali e vaccini — al momento scarsi — più equa e coordinata. Ma il vaiolo delle scimmie non spaventa più di tanto per la sua gravità. Le 5 vittime da maggio sono concentrate in Congo e Nigeria, dove circola un ceppo più grave rispetto a quello del resto del mondo.
A lasciare perplessi gli esperti sono due aspetti dell’epidemia. Il primo è appunto la diffusione al di fuori del bacino originario — l’Africa — e la trasmissione diffusa da uomo a uomo. È come se da maggio (probabilmente da prima, ma noi ce ne siamo accorti ora) il virus avesse cambiato marcia. Il sequenziamento genetico ha individuato una cinquantina di mutazioni, che probabilmente hanno reso il vaiolo delle scimmie capace di trasmettersi meglio fra gli esseri umani. Il secondo aspetto è che il contagio avviene soprattutto durante i rapporti sessuali, in particolare fra uomini. Il 99% dei casi — ha calcolato l’Oms — si registra frapersone di sesso maschile e il 98% fra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini. «Anche se sto dichiarando un’emergenza internazionale — ha spiegato Ghebreyesus — questa è un’epidemia concentrata fra gli uomini che fanno sesso con altri uomini, specialmente con molti partner». Un’epidemia «veloce, che ha nuove modalità di trasmissione e della quale comprendiamo poco»: sono le tre ragioni che hanno spinto Ghebreyesus alla dichiarazione di emergenza.
Uno dei punti irrisolti dell’infezione è la modalità di trasmissione. Il virus è stato trovato nella saliva, nel liquido seminale e nelle bolle dei pazienti. Sembra che proprio le lesioni cutanee siano la via di contagio più pericolosa. L’infezione infatti si trasmette anche quando si usa il preservativo. A differenza della malattia originaria, che generava bolle in tutto il corpo, il ceppo attuale causa le lesioni della pelle soprattutto vicino ai genitali, con prurito e a volte dolore alle mucose. La guarigione avviene dopo 2 o 3 settimane in cui è necessario restare isolati: la presenza del virus nella saliva lo rende trasmissibile attraverso le droplet, le goccioline emesse respirando e parlando, come per il coronavirus. A volte ai pazienti viene somministrato un antivirale che non ha però un’efficacia decisiva. Alcuni Paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti raccomandano la vaccinazione alle persone a rischio: uomini che fanno sesso con altri uomini in modo promiscuo e operatori sanitari che curano i pazienti. Il vaccino usato è quello per il vaiolo umano: il virus è ormai debellato, ma un’unica azienda ha continuato a produrre il vaccino per precauzione. Oggi i Paesi ricchi se lo contendono. La Commissione Europea ne ha acquistato 160mila dosi, 5.200 delle quali sono già arrivate in Italia. Vaccinare tutte le persone a rischio sarà comunque difficile, in tempi rapidi. Il rischio è che il vaiolo delle scimmie diventi l’ennesima malattia sessualmente trasmissibile radicata nei nostri Paesi.