Il Corriere del Veneto. La bollinatura per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è stata fatta ieri, quindi già oggi dovrebbe entrare in vigore il decreto che comprende l’obbligo di vaccinazione per tutti i sanitari. All’indomani della notizia, l’attività di incrocio dei dati fra Regione, Ulss e ordini professionali di medici e infermieri è già partita.
Netto il commento del presidente della Regione, Luca Zaia, che rilancia: «Dico semplicemente che è un requisito per lavorare. – dice il governatore – Nelle case di riposo con anziani non avere persone vaccinate immagino sia un vulnus. Chi lavora con gli anziani non può pensare che non serva il vaccino. Guardiamo e pensiamo al futuro perché poi c’è un aspetto che nessuno ha considerato, ovvero le nuove assunzioni. Dovremo avere dei bandi e dei concorsi che esplicitino l’obbligatorietà delle vaccinazioni». Francesca Russo, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Regione, annuncia che sono in preparazione le note indirizzate agli ordini (nel caso degli oss che non hanno un ordine, direttamente alle Ulss e alle Rsa) per chiedere gli elenchi di iscritti da incrociare con quelli dei vaccinati. A quel punto le Ulss offrono un ultimo «slot» vaccinale che se rifiutato, e in assenza di documentazione che comprovi l’impossibilità di sottoporsi al vaccino, fa scattare la segnalazione a datore di lavoro e ordini di competenza. Si andrà da un minimo di due a un massimo di 4 settimane per chiudere il cerchio. Che succede nel frattempo agli inadempienti ancora in corsia? «Credo ci sia già una valutazione dei vertici aziendali su come procedere» spiega la dottoressa Russo. Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità, sottolinea: «Se ci saranno tante figure da sostituire nelle Rsa potrebbe essere un problema Per questo mi auguro che prevalga il senso di responsabilità». A fronte della sospensione dalla professione e stipendio azzerato, la sensazione è che saranno in molti fra i 10.200 sanitari ancora non immunizzati a cambiare idea. «Fra i 1167 medici ospedalieri non ancora vaccinati – spiega Russo – non sono pochi quelli che non sono riusciti a presentarsi alla prima tornata o che non lavorando nei reparti più a rischio vengono vaccinati in un secondo momento». Roberto Volpe, presidente Uripa, racconta il tripudio delle Rsa per l’obbligo ma avverte: «Se potrò ricollocare a nuove mansioni qualcuno sceglierò ad esempio le due ragazze che sono in allattamento prima di no vax irriducibili. E che non si pensi neppure al proliferarsi di certificazioni mediche a sostegno della non vaccinazione». Secondo Luigi Pais dei Mori, presidente degli infermieri bellunesi «l’obbligo convincerà il 90% degli indecisi». La sua omologa trevigiana, Samanta Grossi, paladina della linea dura sui colleghi no vax in tempi non sospetti sospira: «La legge è una vittoria ma anche una sconfitta, l’etica sarebbe dovuta bastare e io conto 500 colleghi no vax in provincia… troppi». Giovanni Leoni, presidente dei medici veneziani avverte che prima della sospensione dalla professione, ci sono «tre gradi di giudizio» e che «moltissimi colleghi che esercitano in privato stanno ancora aspettando il turno per vaccinarsi». Ivan Bernini, Fp Cgil, legge, invece, il decreto come un obbligo di sospensione per gli inadempienti «faremo un approfondimento giuridico. Chi lavora nella cucina di una Rsa è coinvolto dall’obbligo? La commessa di una farmacia che non è farmacista? Aspetti da chiarire ma, intanto c’è una norma che ha sanato il vuoto».