Fanpage. Gli scienziati dell’Università di Oxford che hanno messo a punto il vaccino anti Covid AZD1222 – ChAdOx1-S (successivamente acquistato e commercializzato dalla casa biofarmaceutica anglo-svedese AstraZeneca) sono al lavoro su un nuovo vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2. Nello specifico, stanno sviluppando una formulazione aggiornata per colpire la variante Delta (B.1.617.2) del patogeno pandemico. La ex “seconda variante indiana” è infatti quella principalmente responsabile dei contagi nel Regno Unito e in larga parte del mondo (Italia compresa); le ragioni risiedono fondamentalmente in una maggiore contagiosità e in una superiore capacità di eludere le difese immunitarie, sia quelle innescate da una precedente infezione naturale che quelle dovute al vaccino anti Covid.
Ad annunciare lo sviluppo del nuovo vaccino Covid “anti Delta” in sviluppo è stato il quotidiano britannico The Indipendent con un articolo in esclusiva. La necessità di avere a disposizione un farmaco espressamente plasmato per contrastare la variante Delta è particolarmente sentita nel Regno Unito; c’è infatti una fetta considerevole della popolazione che non è stata ancora vaccinata. La Gran Bretagna era partita in quarta con le inoculazioni, anticipando di diverse settimane i Paesi dell’UE, ma oggi si trova indietro rispetto alla potenziale immunità di gregge (agognata, ma praticamente irraggiungibile secondo molti esperti). Basti pensare che alla data odierna, in base alla “mappa delle vaccinazioni” di Our World in Data, nel Regno Unito sono state somministrate 94,8 milioni di dosi con il 67,5 percento della popolazione immunizzata. È un dato inferiore a quello di molti Paesi, Italia compresa. Ci sono dunque ancora tantissime persone esposte alle conseguenze più pericolose della COVID-19. Le riaperture complete senza alcuna restrizione (nemmeno le mascherine al chiuso) e il maggior uso del vaccino di AstraZeneca stanno portando a un rapido incremento dei casi, arrivati a ben 49.156 lunedì 18 ottobre. Si tratta di un aumento settimanale del 22 percento, oltre che il numero più alto da quando è finito il lockdown.
Poiché a guidare questa ondata è proprio la variante Delta, avere un vaccino meglio calibrato per affrontarla (sebbene quelli già disponibili sono molto efficaci) potrebbe aiutarci a uscire definitivamente da questo incubo. Attualmente nel Regno Unito è in corso la campagna per somministrare la terza dose come in molti altri Paesi; come sottolineato all’Indipendent dalla professoressa Eleanor Riley, immunologa presso l’Università di Edimburgo, si otterrebbe un impatto molto maggiore dalla campagna vaccinale se in questo momento si stesse usando un vaccino specifico per la variante Delta. Fortunatamente il vaccino “base” messo a punto a Oxford è stato sviluppato con in mente la possibilità di aggiornarlo facilmente; tuttavia i processi di produzione e il percorso burocratico potrebbero ritardarne la disponibilità, facendogli saltare la finestra in cui sarebbe più importante averlo.
“Quelli di noi che sono già stati vaccinati non hanno maggiori probabilità di finire in ospedale con la variante Delta rispetto ai ceppi Wuhan o Alpha originali”, ha dichiarato la professoressa Riley, tuttavia le varianti influenzano l’immunità contro l’infezione, rendendoci più suscettibili sia al contagio che alla trasmissione del virus. “Ci sono dunque le condizioni per lanciare vaccini specifici per la Delta. È probabile che siano significativamente più bravi a sopprimere le infezioni nella comunità e potrebbero porre fine alla trasmissione diffusa nel Regno Unito. Questo, a sua volta, ridurrà il numero di persone non protette (non vaccinate o che non rispondono) che vengono infettate e finiscono in ospedale”, ha chiosato l’esperta. Nel frattempo anche Pfizer e altre case farmaceutiche hanno annunciato di star lavorando a una versione aggiornata del proprio vaccino Covid contro le varianti. Al momento non è noto quando questi vaccini “specializzati” per colpire la variante Delta saranno resi disponibili.
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