Repubblica. L’ultimo miglio del Piano Vaccino si presenta assai scivoloso. È ufficiale che le prime dosi (circa 10.000 fiale Pfizer) saranno somministrate al personale degli ospedali a partire dal 27 dicembre, il nostro Vaccine- Day, e che tra il 27 e il 30 la vaccinazione “simbolica” partirà in tutta Europa. E però, stando alla mail che il commissario all’emergenza ha inviato alle Regioni ieri mattina alle 9.15, qualche dubbio sul grado di preparazione generale sorge.
Domenico Arcuri, nella sua comunicazione, ha chiesto conferma sull’idoneità degli hub indicati già un mese fa dalle Asl per lo stoccaggio delle “pizze” Pfizer — ossia le scatole congelate a meno 75 gradi con le fiale e il ghiaccio secco — e la somministrazione delle dosi. Secondo i report delle Regioni, l’80 per cento degli hub ha celle frigorifere adatte, solitamente usate per la conservazione del plasma. Il solo censimento, al Commissario, non basta più: perché siano utilizzabili devono essere dotate di un gruppo elettrogeno che ne garantisca il funzionamento in caso di black-out, presentare “caratteristiche strutturali idonee” ed essere sorvegliate h24. A Repubblica risulta che in alcune Asl romane, in queste ore, siano preoccupati dall’inadeguatezza delle celle frigo e per il numero esiguo di personale assegnato alla procedura. Al ministero della Salute sono arrivate segnalazioni di questo tipo anche da altre parti d’Italia.
Non è un caso, dunque, che Arcuri, sempre nella mail, domandi alle Regioni se ritengano di avere medici e infermieri sufficienti a gestire la prima tornata di vaccinazione, che — dopo il simbolico vaccine-day del 27 dicembre — entrerà nel vivo nei primi giorni del 2021. Anche perché il bando della struttura commissariale per 15 mila nuovi assunti a tempo determinato comincerà ad avere effetti solo a campagna iniziata, nella migliore delle ipotesi a fine gennaio. I medici in più non ci sono. All’inizio le Regioni dovranno contare solo sulle proprie forze e su quei 4.500 uomini e donne già arruolati tra i dipendenti delle Asl e comunicati al governo. Pochi. Troppo pochi per gestire la più grande campagna vaccinale della storia della Repubblica. C’è, infine, l’incognita siringhe. Arcuri ha chiesto di verificare le scorte regionali, anche se — in conferenza stampa — si è detto fiducioso di poter inviare in tempo quelle acquistate con i bandi. «Tutte le dosi per l’Italia, 202 milioni, non arriveranno in 15 bensì in 21 mesi, perché Sanofi ha un ritardo e le darà nel secondo e terzo trimestre del 2022», ha spiegato Arcuri. «Se le procedure di autorizzazione lo consentiranno, riusciremo a vaccinare, entro il prossimo autunno, tutti gli italiani che lo vorranno». Stanno pensando di affidarsi anche alla app Immuni, come proposto dal ministero dell’Innovazione alcune settimane fa. «Non escludiamo di usarla per la campagna di vaccinazioni, dobbiamo capire come».
Resta fissata per il 21 dicembre la valutazione dell’ente regolatore europeo Ema per le fiale Pfizer. Mentre è stata anticipata dal 12 al 6 gennaio la riunione che potrebbe dare il via all’autorizzazione del siero di- Moderna.