Dal 2008, anno in cui ha sospeso l’obbligo di immunizzare i neonati contro poliomelite, difterite, tetano, pertosse ed epatite B, il Veneto è passato dal primo al terzultimo posto in Italia per la copertura vaccinale. Crollata dal 98% al 91% (ma nell’ultimo anno la prevenzione per l’epatite B è ulteriormente scesa al 90%). Dati sotto la soglia di sicurezza del 95%, anche se lontani dall’85%, che significherebbe pericolo epidemie.
Lo certificano le tabelle del ministero della Salute: la nostra regione è in fondo alla classifica, con Valle d’Aosta e Bolzano, mentre in testa ci sono Basilicata, Lazio, Molise, Abruzzo, Calabria e Sardegna. A pochi giorni dal lancio della campagna anti-influenzale, Beatrice Lorenzin si è espressa così al meeting dei ministri della Salute organizzato a Bratislava: «Riscontriamo un sensibile calo della copertura vaccinale, che mette a rischio la salute delle nostre popolazioni. Bisogna contrastare i movimenti no vax che proliferano su Internet e diffondono paure prive di basi scientifiche. Oggi esiste una sorta di analfabetismo di ritorno, con campagne antiscientifiche che trovano spazio sul web e sembrano avere lo stesso peso di quanto affermano le autorità sanitarie mondiali. I vaccini ci hanno consentito di debellare malattie gravi e pericolose come morbillo, vaiolo, poliomelite e molte altre, che però rischiano di tornare. Non vaccinare — ripete il ministro — è una scelta che mette in pericolo se stessi e gli altri».
Ma allora perchè sempre più neogenitori questa decisione la prendono? «Ne abbiamo intervistati 2500, nell’ambito dell’Indagine sui determinanti del rifiuto dell’offerta vaccinale nel Veneto — rivela il dottor Massimo Valsecchi, past president dei medici igienisti e componente del Comitato tecnico e scientifico sui vaccini della Regione — e le loro risposte sono state tre. Cioè: un neonato è troppo piccolo per essere vaccinato, casomai aspettiamo i 24 mesi d’età; i dati sulle reazioni avverse non sono trasparenti; ormai le malattie per le quali dovremmo proteggere i nostri figli non esistono più. Leggende metropolitane molto pericolose, che da una parte falsano i dati, perchè i bambini immunizzati a 24 mesi non rientrano nelle statistiche, e dall’altra espongono l’intera popolazione a rischi concreti e visibili subito. L’acquisto dei vaccini avviene infatti in base allo storico della stagione precedente — precisa Valsecchi — cioè al numero delle dosi inoculate. Ma se poi la richiesta è maggiore o se, per esempio, emerge un caso di meningite ed è necessario fare la profilassi ai soggetti venuti in contatto con il paziente, si rischia di essere sprovvisti di siero e doverlo comprare all’estero».
Secondo la ricerca, i genitori che non immunizzano i bambini sono italiani, con scolarità più elevata (in particolare la madre)e una maggior presenza di mamme impiegate in ambito sanitario. Gli stranieri utilizzano invece appieno l’offerta vaccinale. L’intenzione dichiarata sulle future dosi indica che solo il 37% di chi non ha vaccinato i figli proseguirà nella scelta. L’intenzione di non prevenire scende al 12% tra i vaccinatori parziali e allo 0,5% tra quelli totali. All’interno di quest’ultimo gruppo c’è però un 15% di «dubbiosi». La controffensiva suggerita dall’indagine prevede: un’offerta vaccinale dotata di appropriate modalità di counselling (orientamento); interventi sul web atti a fornire conoscenze trasparenti e complete, a smentita dei contenuti infondati e fuorvianti rilevati periodicamente; una migliore informazione sulle reazioni avverse; la formazione di genitori e operatori sanitari sulle epidemie da malattie prevenibili con le vaccinazioni. Tutte azioni che la Regione sta valutando di inserire nella nuova campagna 2017. Intanto, a proposito di educazione dei camici bianchi, su richiesta del professor Giorgio Palù (presidente della Società italiana di virologia), il Dipartimento di Medicina dell’Ateneo padovano ha introdotto al sesto anno il corso di Vaccinologia.
Oggi infine il Pd presenta alle altre forze politiche in Regione il disegno di legge che abroga la legge 7 del 2007 sulla sospensione dell’obbligo vaccinale e lo propone anche per l’iscrizione alla scuole dell’infanzia e alle primarie.
Michela Nicolussi Moro – IL Corriere della Sera – 11 ottobre 2016